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4/22/2020
“Siamo di fronte ad una crisi diversa rispetto al passato. Molti imprenditori hanno dovuto investire la loro liquidità per tener in piedi la propria azienda. E i risparmiatori, rispetto al passato hanno avuto una reazione più pacata, senza eccessivo panico. Ho notato, in generale un comportamento maturo”. Così Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali ha commentato la situazione attuale in occasione del Talk “Ricette di ripresa”, organizzato dallo stesso istituto e che ha visto anche la partecipazione di Daniele Ferrero, presidente di Venchi SpA, e di Nino Tronchetti Provera, managing partner e fondatore di Ambienta SGR. Al centro del dibattito le preoccupazioni legate alle eccessive incertezze che ancora accompagnano la Fase 2. “Sulla Fase 2 c’è preoccupazione soprattutto per le aziende” ha subito sottolineato Mossa indicando tre grandi rischi: il crescente bisogno di capitali per le aziende per sopravvivere; la crescente disoccupazione giovanile; i rischi per il turismo italiano in caso di una falsa ripartenza.
A condividere le preoccupazioni di Mossa anche Ferrero e Tronchetti Provera. Il primo ha affermato senza esitazione che, a suo avviso, “Si può operare in sicurezza igienica anche con Covid. Non aspettiamoci che la gente si affolli in bar e gelateria alla riapertura: i consumatori hanno timore del virus e la ripresa sarà lenta. Anzi. Quanto più sarà lungo il lockdown, tanto più la ripresa sarà lenta”. Gli fa eco Tronchetti Provera che non nasconde i suoi timori: “Nel 2009 crisi finanziaria governata da Bce, oggi contano molto le politiche dei singoli Stati quindi avere la Merkel o no fa la differenza nella gestione. In Italia si continua a discutere, gli altri sono già ripartiti. Sono preoccupato per il Paese”.
Una preoccupazione che deve fare i conti anche con un’altra grande paura: quella di una patrimoniale. “Prendere soldi privati per tappare buchi pubblici è una pessima idea anche per il messaggio di scarsa fiducia che passa. Servono progetti credibili e persone credibili” commenta senza esitazione l’amministratore delegato di Banca Generali che continua: “Il tema della patrimoniale è superato dai fatti. Anche già oggi ogni anno gli imprenditori lasciano allo Stato 0,2 a spanne 5-10 miliardi. Dobbiamo pensare a risparmio privato e imprese, i due cardini dell’Italia. Come Banca Generali ci stiamo impegnando per metter il risparmiatore privato nella condizione di contribuire si fare parte dell’investimento delle imprese. Ovviamente con tutte le garanzie possibili. Cosi si ha: un buon ritorno per l’investitore privato e ossigeno per le imprese. Il decreto liquidità consente di creare canali alternativi al finanziamento. Ricordiamoci che le aziende italiane sono più piccole di quelle europee, per questo è indispensabile che lo Stato o il risparmio privato intervenga. Meglio sempre quest’ultimo a mio parere”, conclude Gian Maria Mossa.
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