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Gian Maria Mossa: “Intermonte? Atteso l’ok entro fine 2024”

12/4/2024 | Redazione ADVISOR

"Siamo nel percorso autorizzativo. Speriamo di ricevere il via libera entro dicembre". Lo ha dichiarato l’a.d. e d.g. di Banca Generali a margine dell’evento “Ricette di Innovazione”


Risparmio e Investimenti verso l’economia reale: come il private banking e il private equity diventano motore della competitività. Grazie al format “Ricette di Innovazione” operatori privati leader nei rispettivi settori come Banca Generali e Tamburi Investment Partners incontrano gli studenti nelle aule del Politecnico di Milano per ragionare insieme di risparmio, competitività e crescita. E’ accaduto stamattina nella sede milanese di Bovisa (via La Masa) durante una lezione speciale tenuta dal professor Marco Giorgino, ordinario di Financial Markets &Institution e a due protagonisti del mondo bancario e finanziario: Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali e Giovanni Tamburi, fondatore di TIP.

Obiettivo: illustrare ai giovani studenti il contesto economico e finanziario, l’andamento dei mercati e in particolare raccontare come il private banking e il private equity possano essere uno stimolo per la crescita delle imprese e, in generale, come sia importante in questa fase riuscire a convogliare parte del risparmio privato verso le Pmi che rappresentano l’ossatura del Paese. Per riuscire nell’intento occorre percorrere la strada giusta e trovare nuove ricette.

A margine dell’evento, Mossa ha fatto il punto sull’operazione Intermonte: "Siamo nel percorso autorizzativo. Speriamo di ricevere il via libera entro dicembre". Mossa ha definito Intermonte un "game changer", spiegando che l'acquisizione, da un lato, "permette di portare la soluzione end-to-end ai clienti", dall'altro favorisce un "consolidamento della nostra industria che è ancora un po' troppo frammentata".

E sul nuovo piano industriale post acquisizione ha rimandato alla primavera del 2025: “Ci stiamo lavorando. Prima capiamo fino in fondo le sinergie derivanti dall'integrazione con Intermonte e poi valuteremo la strategia".

Nel corso dell’evento Mossa ha spiegato che “gli imprenditori hanno una sfida enorme in quest’epoca: quella di capire come dare la finanza all’impresa e quello che è successo dopo il Covid ha cambiato in modo strutturale il modo di finanziarsi. Non va dimenticato che in questo contesto le banche dovranno ridurre la finanza che possono dare alle imprese, anche solo per la normalizzazione del contesto”, ha affermato Mossa. “Per far crescere le imprese serve uno sforzo di sistema che parta da un beneficio fiscale rivisto rispetto al modello attuale. In questo senso occorrerebbe equiparare le società quotate illiquide con quelle non quotate e dare un’immediatezza del beneficio fiscale (per esempio una deducibilità immediata del 30% rispetto al modello Pir che premia solo la plusvalenza)”, ha affermato ancora l’a.d. “Anche il private banking può fare la sua parte in questo percorso, andando oltre la protezione patrimoniale e accompagnando l’imprenditore nel percorso di valorizzazione del patrimonio d’impresa che spesso passa dall’accesso al mercato dei capitali. E il banker può farlo da un punto di vista unico, forte di una relazione di fiducia con l’imprenditore senza conflitti d’interesse”.

“I nostri imprenditori - ha puntualizzato il d.g. - sanno fare business in modo eccezionale, ma spesso non parlano la lingua dei professionisti dei mercati dei capitali e della finanza. In questa fase può entrare in gioco il private banker, forte di una relazione di lungo periodo con il cliente imprenditore e di una visione d’insieme del suo patrimonio, nel quale l’azienda è una pietra angolare. Gli imprenditori spesso chiedono ai private banker di fiducia come accedere al credito in modo alternativo rispetto alle banche e il mestiere del private banker è creare un dialogo tra l’imprenditore il mondo della finanza”. 

“Un dialogo – ha concluso Mossa - che deve portare l’imprenditore a ragionare di più in termini finanziari e ad aprirsi al mercato dei capitali, anche nell’azionariato della loro imprese”.

Dal canto suo Tamburi ha spiegato che “siamo alla fine di 30 anni che hanno portato il private equity ad avere un ruolo molto importante e redditizio. L’asset class del private equity negli anni ha reso molto bene ma ora siamo a una svolta: il private equity nel mondo si sta un po’ asciugando. E’ crollata la contribuzione del mondo assicurativo. Quel risparmio privato sarebbe logico che finisse alle imprese con strutture che non hanno l’obbligo di vendere quindi non attraverso fondi”, racconta il patron di Tip.

“Gli italiani sono noti per la loro capacità di accumulare risparmi, anche se questa abilità è stata messa a dura prova negli ultimi anni”, ha illustrato Giorgino. “La vera sfida rimane nella gestione efficiente di questi risparmi. I dati parlano chiaro: lo stock di ricchezza accumulata dalle famiglie italiane supera i 5.000 miliardi di euro, ma circa il 30% di questa ricchezza è parcheggiato in conti correnti o strumenti bancari a breve termine. Questi strumenti non offrono né protezione del capitale né una remunerazione reale nel medio-lungo termine. In altri paesi, nonostante una minore capacità di accumulo, i risparmi vengono allocati in modo più efficiente, permettendo una crescita della ricchezza nel tempo”.

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