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12/4/2024 | Daniele Barzaghi
“Per utilizzare bisogna prima sperimentare. E per sperimentare occorre conoscere. Nel caso dell'intelligenza artificiale, che evolve a ritmo quotidiano, è impensabile imbastire progetti faraonici: è necessario partire da piccole sperimentazioni verticali” ha sottolineato Andrea Ragaini (a sinistra in foto), vice-direttore generale di Banca Generali, in occasione della presentazione del nono rapporto annuale dell’Osservatorio Private Banking, promosso dalla banca-rete del gruppo Generali e dalla Liuc Business School (sul palco la rettrice Anna Gervasoni), con il supporto delle case di gestione Anima Sgr, Capital Group e Franklin Templeton, rappresentate rispettivamente da Davide Gatti, Matteo Astolfi e Gianluca Maione.
“Per fare piccole sperimentazioni verticali sull'intelligenza artificiale occorre che le persone, nel caso di una società i dipendenti, la usino spesso" riprende Ragaini. “La prima cosa che abbiamo fatto nella nostra banca è di far utilizzare Copilot; ma naturalmente sarebbe stato lo stesso con un'altra piattaforma. Per fare cosa? Anche per le esigenze di vita quotidiana o tematiche leggere; per organizzare le vacanze, chiedendo al sistema ‘voglio andare in viaggio con mia moglie, a un’ora e mezza massima di viaggio, in un albergo sulla spiaggia. L'IA ci darà una risposta e noi aggiungeremo delle specifiche, fino ad ottenere un risultato sempre più accurato, personalizzato e, dunque, soddisfacente”.
“Al di là di queste minime pratiche personali di infarinatura abbiamo incaricato ciascun capo-team di provare a introdurre microsperimentazioni di IA nel lavoro; microsperimentazioni, non progetti macro che partano con l'ambizione di ridefinire il lavoro di un private banker o di un consulente finanziario".
“Vi racconto quattro sperimentazioni che abbiamo in atto” svela il vice-direttore generale di Banca Generali. “La prima: partendo da una base di ricerca, fornita dalle nostre risorse interne, abbiamo creato un motore di IA che offre all'advisor alcuni modelli di comportamento. Ad esempio, se devo incontrare un cliente e voglio presentargli le opportunità del mercato americano, chiedo all'IA una presentazione di 10 righe, piuttosto che di 100 righe o 25 slide”.
“Una seconda sperimentazione l'abbiamo condotta nel mondo del credito: in questo caso la IA legge i bilanci, le note integrative, i ratio e fa una proposta di affido; il banker poi ci metterà del suo, ma intanto ha risparmiato l'80% del tempo”.
“Terza applicazione, sempre molto semplice: abbiamo un call center di 200 persone a servizio dei banker. Prima funzionava con fogli giganteschi di calcolo; adesso questa grossa base documentale di procedure è caricata in un layer di dati della banca e il motore di AI risponde direttamente alle domande. Quindi non è la singola persona che deve compulsare i vari fogli di calcolo, ma è il motore degli AI che adegua la risposta alle specifiche esigenze. E questo è già oggi in funzione”.
“L'ultimo esempio è ancora più semplice, però ha molti effetti, che stiamo sperimentando: abbiamo creato un unico punto d'ingresso per i nostri consulenti, con tutti gli strumenti per costruire il portafoglio di un cliente, vedere la sua posizione, le analisi e lo studio dei mercati. In questo caso il consulente chiama e dice di dove incontrare il cliente Andrea Ragaini e chiede una presentazione sulla situazione dei mercati al giorno prima, sulla posizione di Ragaini, sul suo portafoglio obbligazionale e propone una visione patrimoniale. E lo può fare in modalità discorsiva, oppure con una presentazione tecnica, oppure, ancora, con un filmato. E il filmato può avere come speaker virtuale, ad esempio, una donna di 50 anni”.
“Questi strumenti sono già disponibili: non parliamo dei prossimi 30 anni. Significa avere un assistente personale che fa esattamente quello che tu chiedi, perchè impara in corsa. In banca ad oggi abbiamo 82 piccole sperimentazioni IA come queste. Qualcuna andrà bene e la adotteremo; qualcuna no e la accantoneremo. Non è al progetto monstre cui puntiamo; perchè il maxi progetto è già vecchio quando arriva alla fase dell'implementazione”.
“Bart, il papà di ChatGPT, era grosso come un bottone; ChatGPT 3, oggi gratuito, è grande come una biglia. Il 4 ha le dimensioni di un mappamondo. E il 5, che sta per arrivare l'anno prossimo, sarà grande come una scultura di Pomodoro. Il potenziale di crescita è enorme. Ci sta già cambiando la vita; a me ha già trasformato il modo in cui lavoro”.
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