Nessuna distinzione tra le somme detenute all’estero non dichiarate al fisco e quelle sommerse in Italia: la voluntary disclosure sarà unica per tutti i capitali. Per tutte le tipologie di riemersione, tuttavia, resta fermo il pagamento integrale delle imposte, nel caso in cui si tratti di formazioni o di aumenti di capitale in annualità accertabili. La nuova versione dell’art.1 del ddl sul rientro dei capitali presentata in Commissione finanze alla Camera dal relatore Giovanni Sanga (Pd) abbatte la distinzione esistente tra la procedura prevista per il rientro dei capitali all’estero e il ravvedimento operoso speciale che era stato strutturato per l’emersione dei capitali in Italia.

La nuova versione, come riporta Italia Oggi, prevede di sostituire le integrazioni delle dichiarazioni dei redditi non veritiere, o le nuove dichiarazioni, che sono indicate nell’attuale versione del testo come lo strumento per regolarizzare le posizioni, con un apposito modello dichiarativo predisposto dall’Agenzia dell’entrate, che si era detta disponibile ad analizzare le istanze.

A differenza del passato, quindi, la nuova voluntary disclosure non sarà un condono: sarà necessario autodenunciarsi al Fisco, pagare le tasse con uno sconto soltanto sulle sanzioni e sugli interessi che saranno ridotti fino alla metà. Non tutti i reati, inoltre, saranno perdonati: si chiuderà un occhio solo su quelli di omessa dichiarazione, mentre per la frode fiscale (più grave) ci sarà solo un dimezzamento delle pene. Resta ora da vedere come l'impianto della normativa sarà modificato: lunedì 30 giugno scade il termine ultimo per la presentazione delle nuove proposte cui faranno seguito le votazioni. Sul tavolo, però, sono ancora molte le questioni aperte. Una su tutte quella relativa all'introduzione del reato di autoriciclaggio.