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8/1/2012 | Roberto Abate
La pressione fiscale alle stelle mette in fuga i capitali dei privati italiani. Che spesso, contrariamente a quanto si credi, scelgono anche vie legali per portare i propri risparmi fuori confine. Basti considerare, come ha fatto notare oggi MF - Milano Finanza, i trasferimenti unilaterali, che spesso sono delle vere e proprie forme di esportazione legale di capitale all'estero.
In Italia dal 2010 ad aprile 2012 il deflusso ha raggiunto i 100 miliardi, considerano i 16,3 miliardi di trasferimenti unilaterali del 2010, i 15,9 del 2011, i 9,1 del primo quadrimestre di quest'anno, a cui vanno aggiunti i dati della voce errori e omissioni che nel 2010 ammonta a 31,5 miliardi, nel 2011 a 22,4 e a 4,8 da gennaio ad aprile del 2012.
Certo l'aggregato relativo ai trasferimenti unilaterali, così come la voce errori ed omissioni, non dà una stima precisa dell'esportazione legale dei capitali: dentro infatti c'è un po' di tutto, come le donazioni o le rimesse di lavoratori immigrati verso le famiglie dei Paesi di origine. Comunque rende l'idea di quanto il flusso senza contropartita sia particolarmente elevato nel nostro Paese. Tuttavia, per ottenere una stima più precisa, si potrebbero considerare anche le elaborazioni della Fondazione Leone Moressa, secondo cui le rimesse degli immigrati sono state pari a 6,3 miliardi nel 2010 e 7,4 miliardi nel 2011.
Sottraendo queste dati a quelli dei trasferimenti unilaterali dei medesimi periodi, si ottiene nel biennio 2010 - 2011 una cifra pari a 18,5 miliardi, direttamente imputabile ai quei privati italiani che trasferiscono legalemente parte dei propri capitali all'estero. Una cifra di poco inferiore ai 23 miliardi (dati Assoreti) raccolti dalle reti italiane nello stesso biennio.
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