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Ecco perché la Francia è l'ultima tra i primi della classe

11/14/2012 | Massimo Morici

Nonostante sui mercati obbligazionari sia considerata tra i paesi core, la crescita economica continua ad essere deludente e le politiche di austerità fiscale non aiuteranno, spiega Jim Leaviss, gestore di M&G Global Macro Bond


Ultimo dei cavalli che trainano l’Europa o primo dei muli che ne rallentano la corsa? Già, sono in molti economisti a chiedersi quale sia la classificazione più corretta per la Francia. Una risposta ha provato a darla Jim Leaviss, gestore del fondo M&G Global Macro Bond

In un suo ultimo intervento sul blog Bond Vigilantes spiega che considerando l’alto livello registrato nelle partite correnti, il paese d’Oltralpe assomiglia più alla Spagna o all’Italia che a Paesi chiave come la Germania o l’Olanda, nonostante sui mercati obbligazionari la considerino parte dei Paesi forti dell’Euro, non di quelli periferici: i CDS a 5 anni (il costo in punti base per assicurare il debito sovrano contro il rischio di default), sono scambiati a 110 punti base, rispetto all’Irlanda a 300 punti base, all’Italia a 325 e alla Spagna a 370. 

Tuttavia dall’inizio del 2011 la crescita economica francese è stata molto deludente, scendendo da un tasso annuo del 2,5% scarso allo 0,3% nel secondo trimestre del 2012. Il problema, infatti, è che in un modello economico classico, un paese in queste condizioni svaluterebbe la valuta per stimolare le esportazioni:  la moneta unica dell’Eurozona però non permette di farlo, spiega Leaviss, così si dovrà procedere invece ad una “svalutazione interna”. 

Che cosa intende Leaviss con questa espressione? Il gestore cita l’esempio della Germania, l’unico paese che ad oggi ha guadagnato dalla moneta unica, grazie anche all’accordo tra governo e sindacati sull’adozioni di limitazioni dei salari che hanno permesso alle industrie manifatturiere di non cercare manodopera più a buon mercato a Est. In pratica, il costo del lavoro in Germania è cresciuto in misura inferiore al 25% negli ultimi 12 anni, in Grecia è invece aumentato del 65%, in Spagna del 55% e in Francia del 40%.

Secondo Leaviss la “svalutazione interna” si sta verificando in Grecia e in Spagna, dove il costo del lavoro è sceso drasticamente e la disoccupazione è salita alle stelle, e sta rischiando di strangolare i due paesi. Tuttavia, si chiede, se esistono capitali da investire in impianti, macchinari e risorse umane in Europa, "una volta svanite le incertezze, questi capitali andranno in Francia o in una Spagna dall’economia ristrutturata in cui i costi sono più bassi?".

Inoltre, una politica di forte austerità gridata ai quattro venti non sembra in grado di generare grandi risultati: crescere (o andare in default), chiosa il gestore, è sempre stato il metodo più sicuro per ridurre l’indebitamento dello Stato, e perfino un tasso di crescita reale annuo del 2% (ottimisticamente previsto dal governo a partire dal 2014) non determina una significativa riduzione del rapporto debito/PIL e "certamente un livello del 40% – 50% di norma associato a un economia  a tripla A sembra molto lontano".

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