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L'impatto delle elezioni USA

7/16/2024 | Stephen Dover*

Nel 2025 il TCJA scadrà e se i legislatori non intervengono le imposte per molti americani cresceranno


Tutto è pronto per le elezioni presidenziali statunitensi del 2024, almeno per quanto riguarda i principali partiti. Il presidente in carica Joe Biden correrà per la rielezione, mentre l’ex presidente Donald Trump sarà il suo sfidante. In molte liste elettorali a livello statale saranno presenti anche diversi candidati indipendenti (o “no label”) che, come insegna la storia delle elezioni statunitensi, a novembre potrebbero fare la differenza.

Il nostro obiettivo in questo articolo, tuttavia, non è quello di formulare pronostici su quale candidato probabilmente uscirà vittorioso, né su quale partito conquisterà la maggioranza dopo le elezioni al Senato o alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Ci proponiamo invece di offrire una sintesi delle principali differenze politiche tra i due partiti più importanti e di trarre conclusioni di massima sulle implicazioni dei diversi risultati elettorali sui mercati quest’anno e nel prossimo.

 

Considerazioni preliminari

Per cominciare, notiamo che i due principali partiti presentano differenze politiche apparentemente evidenti, ma che nessuno dei candidati alla presidenza ha ancora formulato un programma politico ben definito. Questo processo raggiunge generalmente il suo culmine intorno ai rispettivi congressi di partito, ossia a luglio (per i Repubblicani) e ad agosto (per i Democratici).

 

Che dire di un governo diviso?

Il potere presidenziale, tuttavia, è relativamente limitato nelle questioni legislative, a meno che la maggioranza di entrambe le camere del Congresso (cioè il Senato e la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti) non sia detenuta dal partito del presidente. Dal momento che negli ultimi anni la politica statunitense è diventata più ispirata a logiche di parte, il processo legislativo su varie questioni – tra cui la spesa per la difesa, gli altri impegni di spesa, l’imposizione fiscale e l’immigrazione – è stato ostacolato da un governo diviso. Di conseguenza, in molti casi i programmi politici possono non andare in porto in tutto o in parte se il partito del presidente non possiede anche la maggioranza al Senato e alla Camera.

C’è un’area, tuttavia, nella quale è probabile che si legiferi nel 2025, anche se dalle elezioni del 2024 dovesse emergere un governo diviso. Quest’area è la tassazione a livello federale.

Il motivo è che gran parte del Tax Cuts and Jobs Act (TCJA) del 2017, firmato dal presidente Trump, giungerà automaticamente a scadenza alla fine del 2025. Se i legislatori non intervengono per tempo e il nuovo presidente non promulga una nuova legge, le imposte per molti americani sono destinate ad aumentare, ed entrambi i partiti desiderano evitarlo.

In particolare, se il TCJA arriverà a scadenza alla fine del 2025 senza essere modificato, la maggior parte delle famiglie statunitensi si troverà alle prese con aliquote d’imposta marginali più elevate e minori deduzioni standard. Inoltre, la soglia di esenzione per l’imposta federale di successione sarà dimezzata a meno che non venga approvata una nuova legge il prossimo anno.

Per contro, la maggior parte delle modifiche apportate alle imposte sulle società, a parte l’ammortamento anticipato, non “tramonterà” automaticamente nel 2025.

Come si è detto, gli esponenti di entrambi i partiti vorranno evitare di penalizzare molti americani con tasse più alte nel 2025. Pertanto, a prescindere dall’esito delle elezioni statunitensi del prossimo autunno, prevediamo che il Congresso e il futuro presidente degli USA troveranno un modo per estendere una parte, se non la totalità, delle disposizioni della legge del 2017 almeno per una maggioranza dei contribuenti.

I due partiti sembrano convenire sul fatto che i contribuenti con un reddito inferiore a circa 400.000 dollari non subiranno un aumento delle imposte.

 

Disavanzo di bilancio e tassi d’interesse

A meno che non si aumentino altre imposte, questo significa che l’onere della riduzione del disavanzo, se ci sarà, ricadrà sul contenimento della spesa. Tuttavia, senza meccanismi per riformare i principali programmi di spesa obbligatori di Social Security e Medicare, che riscuotono grande popolarità presso entrambi i partiti, sarà difficile a nostro avviso riuscire a ridurre il disavanzo.

Il motivo è che la spesa obbligatoria, maggiorata di interessi sul debito nazionale, costituisce più del 70% della spesa totale del governo federale. Con il bilancio della difesa che costituisce la metà della spesa discrezionale residua, il Congresso e il presidente avranno difficoltà a trovare voci da tagliare per abbattere il deficit.

Ciò non significa, tuttavia, che una crescita dei disavanzi di bilancio in percentuale del prodotto interno lordo (PIL) sia inevitabile. In realtà i deficit sono in calo da due anni e, in assenza di una recessione economica, il disavanzo federale è destinato a stabilizzarsi o persino a diminuire ancora leggermente rispetto al PIL.

Per questo motivo – considerando anche che il rallentamento dell’inflazione permetterà molto probabilmente alla Federal Reserve di ridurre i tassi d’interesse quest’anno e nel corso del prossimo anno – è plausibile che i rendimenti dei Treasury USA diminuiscano indipendentemente da chi si insedia alla presidenza e da quale partito controllerà il Congresso.

*CFA, chief investment strategist head of Franklin Templeton Institute

 

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Articolo tratto dal numero di luglio/agosto di ADVISOR, 
disponibile in edicola oppure qui in abbonamento cartaceo o digitale

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