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Il trading ad alta frequenza preoccupa la Consob

12/17/2012

"Si possono verificare fenomeni di profonda e repentina destabilizzazione di uno o più mercati innescati da uno shock che colpisce un singolo trader" sottolinea la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa.


Trading ad alta frequenza (High frequency trading, Hft) e trading algoritmico possono avere impatti sistemici sulle Borse.

 

Con questi sistemi, afferma la Consob in uno studio «si possono verificare fenomeni di profonda e repentina destabilizzazione di uno o più mercati innescati da uno shock che colpisce un singolo trader».

 

Un danno operativo, come il malfunzionamento dell'hardware, influenzando le strategie di altri operatori ad alta frequenza «può avere ripercussioni sull'intero mercato fino a interessare altri titoli o mercati», afferma la Consob, che fa l'esempio del primo agosto quando Knight Capital, uno dei maggiori operatori del comparto sul mercato Usa, ha perduto 440 milioni di dollari (circa 4 volte il suo utile netto 2011) in 45 minuti per un errore nell'algoritmo di trading.

 

In condizioni incerte, la diffusione del trading hft ad alta frequenza può «amplificare le pressioni ribassiste fino a generare estremo disordine negli scambi», si legge nello studio.

 

Caso in Usa

Come nel flash crash del 6 maggio 2010, quando i mercati Usa persero più del 10% del valore in pochi minuti, per recuperare rapidamente nella corso stessa giornata.

Allora i trader Hft «hanno avuto un ruolo decisivo nell'amplificare tale movimento, pur non avendone rappresentato la causa scatenante».

In base alla ricostruzione degli eventi fatta dalla Sec, gli ordini in vendita Hft hanno innescato altri ordini in vendita di altri operatori simili «creando un fenomeno di «patata bollente» (hot potato trading) per cui le controparti degli scambi erano entrambe operatori ad alta frequenza che continuavano a vendere amplificando le spirali ribassiste», fa notare la Consob.

 

Gli emendamenti al ddl Stabilità presentati giovedì in tema di Tobin Tax prevedono, tra l'altro, un'imposta dello 0,02% sulle negoziazioni ad alta frequenza «effettuate elettronicamente in periodi di tempo molto ristretti», anche se per la Consob sarà difficile riuscire a tassare le transazioni di questi trader.

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