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3/1/2024 | Daniele Barzaghi
Nicky Maan (in foto), ceo dell'exchange Spectrum Markets, è stato questa settimana in Italia.
Ne abbiamo approfittato per porgli qualche domanda sull'unione dei mercati dei capitali in Europa, sui traguardi della società da lui guidata e sulle differenze riscontrate nel mercato italiano.
Nicky Maan, come vede i progressi verso un'unione dei mercati dei capitali?
Le cose stanno sicuramente progredendo. Dal nostro punto di vista, possiamo dire che c’è grande interesse in Europa nell’avere una sede di negoziazione che sia paneuropea, focalizzata sugli investitori individuali, e che possa offrire loro nuovi prodotti, ma in maniera tutelata. Stiamo lavorando con BaFin e con le altre autorità competenti per capire come diverse asset class possano essere scambiate su un exchange in maniera regolamentata.
Pensiamo agli asset digitali. Il nostro lavoro con le autorità si spinge a comprendere come questi asset possano essere liberamente scambiati con un impianto regolatorio ancora relativamente giovane. Come è possibile migliorare la regolamentazione? Quali caratteristiche deve avere una sede di negoziazione affinché gli scambi possano avvenire?
Ci vuole raccontare l’innovazione portata da Spectrum?
Quando abbiamo iniziato a concepire l’idea di Spectrum Markets, tra il 2017-2018, il contesto finanziario globale era ben diverso da quello di oggi. La nostra visione poteva essere forse un po’ fuori dalla linea delle exchange tradizionali, ma si basava su un’intuizione che reputiamo ancora fondamentale. Abbiamo infatti rilevato un trend che stava emergendo e che oggi si è ormai concretizzato, ossia il numero crescente di investitori retail che, non potendo fare affidamento su pensioni o altri servizi finanziari per assicurarsi il proprio futuro, si è progressivamente avvicinato ai mercati per investire attivamente.
Proprio in risposta a questa dinamica abbiamo deciso di mettere a punto la nostra trading venue: per rispondere ai nuovi bisogni degli investitori individuali in tutta Europa.
Accanto al focus sul ramo retail, un’altra delle nostre caratteristiche più distintive è la possibilità di negoziare h24 e 5 giorni su 7, un'opportunità inimmaginabile sui mercati tradizionali solo cinque anni fa. A nostro avviso, la comodità nel trading non è un lusso, come sostengono alcuni, ma una necessità. Qualsiasi restrizione alla flessibilità rappresenta un passo indietro nel progresso, per questo diamo l’opportunità, a chi lo desidera, di operare anche a tarda notte, in altri fusi orari, e di reagire prontamente alle notizie ampliando le opzioni di copertura.
Riteniamo, infine, che la portata paneuropea di Spectrum Markets abbia giocato un ruolo decisivo, sia per le implicazioni immediate che per le conseguenze più indirette. Per dare un esempio, la presenza di un unico ISIN paneuropeo, che porta a una maggiore liquidità per ciascun titolo, con prezzi uniformi e più trasparenza, avvantaggia tanto i market maker, quanto gli investitori retail, rispetto alla stampa di un ISIN separato per ogni singolo mercato europeo in cui si desidera ammettere i loro titoli alla negoziazione.
Cerchiamo di dimostrare la nostra costante innovazione anche per quanto riguarda le modalità di trading e i prodotti, con la nostra struttura semplice, agile e facilmente accessibile e, non da ultimo, dando prova della nostra stabilità operativa. Ciò ci ha permesso di essere un alleato interessante per importanti player anche in Italia, e di imporci, già nel 2022, come la terza borsa europea per la tipologia di prodotti a disposizione.
Voi operate in 9 Paesi europei: quali caratteristiche particolari riscontrate sul mercato italiano?
Il mercato italiano, dal punto di vista tecnico, risulta essere meno avanzato rispetto ad altri Paesi europei. In un contesto come quello tedesco, ad esempio, concetti come la possibilità di avere nuove emissioni disponibili in pochi minuti o una politica zero-commissioni per i broker sono familiari, mentre in Italia rappresentano una novità.
Un altro aspetto da sottolineare è il maggiore interesse da parte degli intermediari italiani verso altri mercati. I broker italiani sono più aperti ad espandere il proprio business anche in altri Paesi, cosa che rende il nostro essere paneuropei particolarmente appetibile. Anche in questo caso, se tracciamo un parallelo con la Germania, notiamo che gli intermediari tedeschi guardano con maggiore attenzione al mercato domestico, che è di per sé già ampio.
Credo che questi elementi, uniti al fatto che i broker italiani risultano più proni a sperimentare, ad abbracciare il rischio, siano una delle ragioni per cui è stata l’Italia a fare da apripista alle nuove annessioni su Spectrum Markets.
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