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Risparmio, il fisco boccia le strategie di lungo periodo

10/18/2014 | Francesco D'Arco

Ancora una volta il risparmio gestito finisce nel mirino del fisco. Ma questa volta viene colpito il risparmio di lungo periodo e arriva un duro colpo per l'industria e i risparmiatori che avevano capito l'importanza di puntare sulla previdenza complementare.


Dopo tanti appelli al Governo per l'inserimento di agevolazioni fiscali per i risparmiatori più previdenti e orientati al lungo periodo, dai politici italiani arriva un segnale, ma va nella direzione opposta. Anziché incentivare il risparmio con l'introduzione degli ormai dimenticati piani individuali di risparmio, il Governo Renzi punta il dito sui 6,3 milioni di italiani che hanno sottoscritto un fondo pensione raddoppiando l'aliquota fiscale che, salvo modifiche della legge di stabilità, passerà dall'11,5% al 20% (con effetto dal periodo di imposta 2015). 

 

Un brutto colpo per i risparmiatori, spesso piccoli, che in questi anni hanno reagito alle carenze del sistema previdenziale nazionale creandosi intelligentemente una copertura privata. Ma anche un brutto colpo per l'industria del risparmio gestito, in generale, che sta vivendo una fase di crescita importante grazie ai fondi comuni (oggi l'Italia del risparmio gestito è ai vertici europei per raccolta netta nei fondi aperti, ndr), ma che ancora presenta un gap notevole sul fronte fondi pensione rispetto agli altri paesi: il trend di crescita di questi strumenti, tra il 1995 e il 2013, ha avuto un andamento troppo lento. Siamo passati da una quota di investimenti in fondi pensione e strumenti di lungo periodo pari a poco meno del 10% degli asset finanziari totali, ad un 18% circa, contro il 30-35% che invece caratterizza Stati Uniti, Germania, Francia e Regno Unito.

 

Gli sforzi delle SGR italiane ed estere, che in questi ultimi anni hanno annunciato di voler far crescere le strutture dedicate al mercato dei fondi pensione, rischiano ora di subire una frenata. Così come un contraccolpo potrebbe subirlo l'andamento della raccolta netta in fondi pensione delle reti che da 5 anni registra un trend costante di crescita e ora potrebbe subire un duro stop. Dati alla mano, infatti, i consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) tra gennaio e agosto 2014 hanno raccolto in fondi pensione 149 milioni di euro, contro i 119 dei primi 8 mesi del 2013, i 90 milioni dello stesso periodo del 2012, i 78 milioni del 2011 e i 72 milioni del 2010.

 

Questo raddoppio annunciato della tassazione rischia di frenare gli italiani che stavano scoprendo il valore e l'importanza dei fondi pensione e di impedire lo sviluppo di un'industria in salute (quella del risparmio gestito) che continua a crescere senza incentivi ma che, soprattutto, potrebbe trasformarsi in una fonte di ricchezza per l'economia del paese. Se solo si agevolasse il risparmio di lungo periodo.

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