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12/27/2016 | PierEmilio Gadda e Davide Mosca
Donald Trump ha conquistato la presidenza contro ogni pronostico. Esibisce, a intermittenza, il volto dell’imprenditore pragmatico e quello del populista avventato. E forse, solo i primi atti concreti del 45° Presidente degli Stati Uniti d’America, dopo l’insediament (20 gennaio), ci diranno qualcosa di più del futuro camaleontico inquilino della Casa Bianca.
A chi ancora si chiede ‘come sia stato possibile’, risponde il prof. Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Aseri - Alta scuola di economia e relazioni internazionali e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. “Hillary Clinton ha cucito una coalizione arcobaleno di interessi, minoranze, istanze - gli ispanici, le donne, i neri, la comunità gay - e si è dimenticata di un’altra America: quella bianca e lavoratrice dei white e blue collars, che negli ultimi 10 anni è stata sotto-rappresentata ed eleggendo Trump ha semplicemente chiesto un certificato di esistenza in vita”, spiega Parsi.
È la classe media impoverita, che disprezza l’establishment liberal-finanziario di Washington e Wall Street e si riconosciuta nell’”America first” pronunciato durante tutta la campagna elettorale dal candidato repubblicano. Un mantra che oggi più ogni altro preoccupa molti osservatori, in tutto il mondo. Spaventati dall’idea che il nuovo presidente possa interpretare in chiave isolazionista il ruolo degli Stati Uniti nella sfera delle relazioni diplomatiche e commerciali, su scala globale.
In questa video-intervista a AdvisorPrivate, il direttore dell’Aseri traccia le coordinate della strategia politica del nuovo presidente. Parla delle relazioni con l’Europa. E degli errori commessi dall'ex Primo Ministro italiano, Matteo Renzi, nel complicato intreccio delle alleanze, nel Vecchio continente.
Sfoglia AdvisorPrivate, n5, dic 2016 - feb 2017 e leggi tutta l'intervista a Vittorio Emanuele Parsi
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