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Martinale (Bim): “Sei motori spingono le azioni europee”

2/4/2015 | pieremilio.gadda

Euro, petrolio, riforme e non solo. Intanto, il Quantitative easing anestetizza i timori sulla Grecia


“Le prospettive delle Borse europee rimangono attraenti”. Per Aldo Martinale, responsabile funzioni studi e analisi di Banca Intermobiliare (nella foto) sei fattori giocano a favore dei listini del Vecchio continente. In primo luogo c'è il Quantitative easing della Banca centrale europea. Un programma “senza scadenza” (open-ended come l'ha definito di recente il rappresentante francese della Bce, Benoit Coeuré), destinato ad avere un importante effetto liquidità.

 

Molti osservatori sottolineano, poi, il miglioramento del ciclo economico, confermato dagli indicatori di fiducia dei responsabili degli acquisti nel settore manifatturiero che, in alcuni casi, suggeriscono un possibile imminente giro di boa: il Pmi dell'Italia, ad esempio, è salito a gennaio a 49,9 punti, meglio delle attese e un soffio dalla soglia dei 50 che separa l'espansione dalla contrazione economica. Non solo. Il crollo delle quotazioni petrolifere equivale a un importante stimolo fiscale per consumatori e imprese. “Il rimbalzo in corso si inquadra in una fase di consolidamento, che dovrebbe comunque lasciare il greggio su prezzi decisamente favorevoli per i paesi importatori”, spiega Martinale.

 

C'è, poi, la debolezza dell'euro. La moneta unica è risalita a 1,14 dai minimi del 26 gennaio (1,11) contro il biglietto verde. Secondo l'analista di Banca Intermobiliare, ci sono elementi che possono giustificare un rimbalzino, ma lo scenario resta a favore di un rafforzamento del dollaro. Senza dimenticare il miglioramento del ciclo del credito - “è stato toccato il fondo e giungono timidi segnali di un'inversione di tendenza” - e le riforme: “come evidenzia il caso italiano, il percorso ha molti ostacoli, ma potrebbe essere agevolato da un allentamento dei piani di austerity e dal consolidamento dell’economia, che potrebbe avviare un circolo virtuoso”, conclude Martinale.

 

Restano fattori di rischio esogeni in grado potenzialmente di destabilizzare i mercati. Uno dei più rilevanti è rappresentato dalla Grecia. La ricerca di una soluzione chiama le parti in causa a un delicato esercizio di equilibrio. L'Europa, spiega l'analista, si muove tra il timore di favorire il moral hazard da parte dei Paesi meno virtuosi e il rischio di mettere nuovamente sotto pressione i Paesi periferici, nel caso in cui Atene decidesse di imboccare il sentiero impervio (ma improbabile) dell'uscita dall'euro. Il neo Primo Ministro Alexis Tsipras farà fatica a far digerire al suo elettorato un atteggiamento troppo collaborativo ma è cosciente di avere poco tempo a disposizione, considerate le difficoltà del sistema bancario. In un comunicato si è detto fiducioso che sarà raggiunto un accordo favorevole in tempi brevi e ha precisato di non puntare al conflitto.

 

“Sulla base di quanto circolato sinora lo spazio per un compromesso dovrebbe essere trovato su un riscadenzamento del debito e su un allentamento dei vincoli imposti a livello di bilancio primario in cambio di un preciso impegno del Governo greco sul fronte delle riforme”, conclude Martinale. É difficile avere visibilità sull'esito delle trattative. “Ma il Qe, entro certi limiti costituisce un importante anestetizzante”.

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