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High yield, un sell off eccessivo?

11/19/2014 | Redazione Advisor

Secondo Ubs, i bond specualtivi sono stati troppo penalizzati. Gli strategist della banca svizzera prevedono rendimenti de 5-6% nei prossimi sei mesi. Ma attenzione al rischio liquidità


“Il sell off è stato eccessivo. Il debito high yield americano rappresenta un'opportunità d'investimento interessante”. Per Philipp Schöttler e Mads Pedersen, strategist di Ubs, i timori sulle prospettive di crescita globali, sulla fine del quantitative easing da parte della Federal Reserve americana e sul'aumento del rischi geopolitici hanno pesato troppo sul segmento delle obbligazioni speculative, nei mesi di settembre e ottobre. Senza dimenticare il calo dei prezzi delle materie prime, penalizzante in particolare per i settori correlati, quali metallo, minerario ed energia.

 

Secondo i due strategist, infatti, la crescita globale e soprattutto quella statunitense saranno sufficientemente forti da supportare tassi di inadempienza contenuti nel segmento high yield. “Nel medio termine, le inadempienze rappresentano il driver più importante della performance delle obbligazioni ad alto rendimento. Nel prossimo anno, prevediamo che il tasso di default (esclusa quella prevista da tempo di TXU) rimanga al di sotto del 2% rispetto al 4% della media a lungo termine e all’attuale livello dello 0,8%. In base alle nostre prospettive di solida crescita degli utili negli USA, riteniamo che gli attuali livelli di indebitamento societario intorno alle medie a lungo termine siano ben supportati. Nei prossimi sei mesi, gli spread dovrebbero ridursi in maniera significativa e prevediamo un total return del 5–6%”.

 

Nel frattempo, in seno alla Federal Reserve dovrebbe prevalere un atteggiamento di cautela e la maggior parte degli economisti ipotizza una svolta molto graduale da parte dell'autorità monetaria sul fronte restrittivo. Al tempo stesso, però, avvertono Schöttler e Pedersen, chi investe in questa classe di attivo deve essere consapevole della liquidità di mercato inferiore rispetto alle azioni: in periodi di crisi del mercato, spiegano, si possono registrare fasi temporanee di illiquidità e ampie oscillazioni di prezzo.

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