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Martinale (Bim): “le cattive notizie portano buone notizie”

10/14/2014 | pieremilio.gadda

I timori sulla crescita suggeriscono un atteggiamento ancora espansivo da parte delle banche centrali. Questo allontana il mercato orso


La vicenda ebola resta un'incognita da non sottovalutare. E continua a fare paura, anche sui mercati. Ma sono soprattutto i crescenti timori sulla congiuntura economica globale, accentuati dai nuovi venti d'incertezza sulla exit strategy da parte della Federal Reserve, a favorire il processo di correzione in atto sui listini azionari. Se si escludono gli Usa, le preoccupazioni riguardano un po' tutte le principali economie e si aggravano nel caso del grande malato, l'Europa. “Tutto questo, però”, ricorda Aldo Martinale, responsabile Funzioni  Studi e Analisi di Banca Intermobiliare (nella foto), “porta con sé conseguenze favorevoli ai mercati in termini di politica monetaria, soprattutto con riguardo alle prossime mosse della Fed: dopo la diffusione delle Minute dell’ultimo FOMC, infatti, gli operatori hanno rinviato le aspettative di rialzo dei tassi da parte della Yellen e sulla stessa lunghezza d’onda, cioè piuttosto dovish, sono stati la maggior parte degli interventi dei rappresentanti della Fed nelle ultime settimane”.

 

Torna la logica del “tanto peggio tanto meglio”, che a tratti ha dominato i mercati negli ultimi anni: ovvero la convinzione che cattive notizie macro finiscano per innescare un atteggiamento più espansivo da parte delle banche centrali, a beneficio dei listini. Al di là dell’exit strategy della Fed, il responsabile Funzioni  Studi e Analisi di Banca Intermobiliare è convinto che la situazione critica dell’Europa stimolerà un'azione concreta sul piano delle riforme strutturali e di riflesso sulle politiche fiscali. Il tutto, ovviamente, accompagnato da un crescente supporto da parte della Bce. In questo senso, le recenti difficoltà dell’economia tedesca potrebbero avere un risvolto positivo, considerate le crescenti pressioni per una maggiore flessibilità sul fronte fiscale, che adesso iniziano anche ad arrivare dal fronte interno del Paese. “Di conseguenza”, spiega Martinale, “in uno scenario in cui la liquidità dovrebbe ancora fornire un supporto ai mercati finanziari, riteniamo che, in assenza di shock esogeni - la vicenda ebola rimane una variabile imponderabile - non vi siano le condizioni per l’avvio di un bear market”.

 

Resta il fatto, però, precisa l'analista, che ad ogni nuovo giro, le politiche espansive delle Banche Centrali risultano progressivamente meno efficaci in termini di assets inflation. “Senza dimenticare che, non essendo sostenibili all’infinito, diventano un problema serio se non sono seguite da qualche miglioramento concreto dell’economia reale”. Nell’attesa di avere qualche indicazione su questo fronte, è probabile che nel breve termine la volatilità resti elevata, avverte Martinale: in un’ottica di brevissimo termine, il quadro tecnico sull’S&P500 si è deteriorato, con la violazione al ribasso del minimo relativo di agosto e della media a 200 gg (posti entrambi in area 1905); su un orizzonte di medio termine, invece, il livello 1850 è un’area di supporto significativa e resta da verificare la tenuta della media a 50 settimane sul grafico weekly posta in area 1888.

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