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Martinale (Bim): “Più cautela sugli emergenti. Fidatevi dell’Europa”

8/26/2015 | pieremilio.gadda

I Paesi meno sviluppati restano fragili in vista di un rialzo dei tassi. Il Vecchio continente rimane favorito rispetto a Wall Street


“Aspettando la Fed, è opportuno osservare una maggiore cautela. Soprattutto in certe classi di attivo”. Aldo Martinale, responsabile Funzioni  Studi e Analisi di Banca Intermobiliare non è tra coloro che ritengono già interamente scontato il giro di boa sui tassi americani. Il riferimento è ai mercati emergenti, sia sul lato azionario che nel reddito fisso.

 

Da un lato, spiega Martinale, le Borse dei Paesi meno sviluppati non sono care, a fronte di tassi realtivamente alti. Dall’altro, rimangono delle fragilità di cui non si può non tenere conto: “Molti Paesi emergenti stanno facendo i conti con una fase di rallentamento dell’economia. Le valute stanno attraversando una nuova fase di debolezza, che penalizza gli investiori esteri. Non dimentichiamo, poi, che queste aree sono storicamente molto sensibili al rialzo dei tassi negli Stati Uniti”.

 

Un discorso a parte vale per il mercato cinese, che dopo un rally straordinario e la violenta correzione avviata a metà giugno, sta cercando faticosamente di stabilizzarsi. “Sulla Borsa di Hong Kong, ora le valutazioni sono a livelli accettabili. Ma il listino subisce l’effetto contagio del mercato domestico, vero protagonista delle recenti fibrillazioni e destinato probabilmente a restare volatile”. Secondo l’analista, lo scoppio della bolla azionaria cinese non ha aperto finestre d’ingresso particolarmente interessanti per gli investitori. E del resto le sorti della Borsa di Shanghai, nel breve termine, dipendono più dalla traiettoria macroeconomica che dalle valutazioni. “Pechino è in grado di gestire una fase di rallentamento, purché sia soft e controllata. La maggior parte degli economisti scommette sulla capacità di intervento delle autorità, evidenziando l’ampia disponibilità di riserve e il notevole margine di manovra sul piano fiscale. Ma nell’ipotesi di hard lending sarebbe tutto molto più complicato”.

 

L’Europa rimane il paniere prediletto dall’analista: il ciclo del credito mostra segni di miglioramento; la ripresa sembra consolidarsi e la Bce non accenna a deragliare dal binario della politica monetaria ultraespansiva. “Le valutazioni non sono regalate ma sicuramente meno impegnative di quelle americane. Wall Street dovrà fare i conti con l’inversione di rotta della Fed: per quanto graduale, potrebbe penalizzare il listino americano in termini relativi”.

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