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Martinale (Bim): “Fisiologica una correzione dell'S&P500”

1/14/2015 | redazione

L'indice americano potrebbe riposizionarsi in area 1970-1950. Rimane un ulteriore spazio di ribasso anche per Piazza Affari


Sei incognite hanno condizionato l'andamento dei mercati in questo primo scorcio d'anno: Il deludente dato sull'incremento del salari americani, gli effetti del crollo delle quotazioni petrolifere, l'impatto del nuovo giro di vite imposto dalla Bce sui livelli di patrimonializzazione delle banche, l'aumento di capitale a sorpresa da parte di Santanter, i dubbi sulle tempistiche delle nuove misure di allentamento monetario da parte di Draghi e i risultati delle elezioni in Grecia.

 

“E’ plausibile che in uno scenario di questo tipo si sia andati incontro ad un incremento strutturale della volatilità; tanto più che vi sono le condizioni tecniche per una fase di consolidamento”, segnala Aldo Martinale, responsabile Funzioni  Studi e Analisi di Banca Intermobiliare (nella foto): “una correzione sino in area 1970-1950 dell’S&P500 sarebbe fisiologica senza dover andare a scomodare un orizzonte temporale di lungo termine ed anche su una Borsa già caratterizzata da un deciso ritracciamento, come quella italiana, resta uno spazio di ribasso prima di arrivare su livelli particolarmente delicati (vedi l’area 17500 di FTSEMIB)”.

 

Tuttavia, se si stende lo sguardo oltre la volatilità di breve, Martinale ritiene ci siano le condizioni per essere costruttivi sulle prospettive di medio termine dei mercati azionari. Partendo dalle sei incognite citate. Su un orizzonte temporale più ampio, spiega, dovrebbero prevalere gli effetti positivi del calo del prezzo del petrolio. I salari americani suggeriscono che, come ha ricordato Charles Evans, presidente della Fed di Chicago “non dovremmo avere fretta nel rialzo dei tassi”. Non solo. La permanenza di criticità su singoli istituti non deve distogliere l'investitore da una consapevolezza: il sistema bancario europeo ha superato la fase più delicata del processo di rafforzamento patrimoniale e questo dovrebbe dispiegare i suoi effetti, seppur modesti, sul ciclo del credito.

 

Aspettando Draghi, Martinale sottolinea le parole di Ewald Nowotny, governatore della Banca centrale austriaca (non certo annoverabile tra le “colombe”), secondo cui “bisogna sempre considerare che gli interventi di politica monetaria dispiegano i loro effetti con un certo delay temporale e, quindi, se si vuole fare qualcosa è opportuno farlo prima piuttosto che dopo”. La Grecia, infine, resta un elemento di disturbo. “Ma riteniamo che nel tempo tenderà a prevalere l’approccio costruttivo delle varie parti in causa e si troverà un seppur non facile compromesso”.

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