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10/3/2014
Pene meno severe e doppio binario per il reato di autoriciclaggio. La mediazione tra ministero della Giustizia e del Tesoro ha portato ieri alla presentazione dell'emendamento in commissione Finanze della Camera da parte dell'esecutivo che introduce nel testo sul rientro dei capitali un'ulteriore versione del nuovo reato. Stando al nuovo testo, il riciclatore "in proprio" di proventi illeciti rischia una condanna tra 2 e 8 anni, più bassa comunque dei 14 anni previsti per il riciclatore "professionista", e una multa compresa tra 5 e 25.000 euro.
La pena, inoltre, scende da 1 a 4 anni, se il reato originario / presupposto è punito con una reclusione inferiore ai cinque anni, come nel caso di truffa, l'abuso di ufficio o l'omessa dichiarazione dei redditi (non la frode fiscale). Punizione più severa, se il reato è commesso nell'esercizio di un'attività "bancaria finanziaria o di altra attività professionale", mentre la pena è diminuita fino alla metà per chi si sia efficacemente adoperato "per evitare che le condotte siano portate a conseguenze ulteriori" o "per assicurare le prove del reato e l'individuazione dei beni".
Chi aderirà alla procedura di emersione (voluntary disclosure), inoltre, potrà contare su uno scudo dal nuovo reato di autoriciclaggio. L'introduzione del nuovo reato, quindi, ha una funzione di dissuasione per costringere i contribuenti a utilizzare la procedura di collaborazione. Quanto all'iter parlamentare, il Ddl - il nuovo testo andrà al voto dell'aula a Montecitorio il 10 e il 14 ottobre - è la via più lenta e rischiosa. L'inclusione nella legge di Stabilità, invece, sarebbe il veicolo preferito dal governo, ma, contenendo l'introduzione di una norma penale, c'è il rischio di incompatibilità. L'ultima ipotesi, infine, è quella di inserirla in un nuovo decreto legge, una sorta di riedizione del decreto sulla voluntary disclosure messo a punto dal governo Letta.
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