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5/31/2011 | Marcella Persola
Bisogna "tornare a crescere" con questi termini Mario Draghi, governatore della Banca d'Italia conclude la relazione presentata all'assemblea annuale. Parole che il governatore aveva già utilizzato in occasione del suo primo intervento pubblico in Via Nazionale (era il marzo del 2006, ndr).
Il governatore, oggi, nel presentare all'assemblea dei soci l'attività svolta dalla vigilanza ha ricordato che "La raccolta bancaria sui mercati ha risentito, nel costo e nella disponibilità, delle tensioni sui debiti sovrani. Per quest’anno le nostre principali banche hanno quasi completato i loro programmi di raccolta, pur se a costi più elevati e per il 40 per cento attraverso l’emissione di covered bonds".
Inoltre entro il 2012 scadrà un terzo delle obbligazioni bancarie attualmente in circolazione; è una quota significativa, ma analoga a quella delle principali banche europee. "Nel confronto con gli intermediari di altri paesi più dipendenti dalla raccolta all’ingrosso, il nostro sistema bancario beneficia di un’ampia provvista al dettaglio, che è poco sensibile alla volatilità dei mercati" ha precisato Draghi.
Inoltre Draghi ha sottolineato che: "la Banca d’Italia ha chiesto alle banche di rafforzare il patrimonio. La risposta degli azionisti, delle Fondazioni, degli investitori è stata pronta. Tra ottobre del 2010 e aprile di quest’anno sono stati varati aumenti di capitale per oltre 11 miliardi. Gran parte delle operazioni si concluderà entro l’autunno; esse permettono di avvicinarsi all’obiettivo previsto da Basilea 3 per il 2019".
E precisa: "È opinione ricorrente che un rafforzamento del capitale delle banche si traduca in un innalzamento dei costi per la clientela e finisca per frenare la crescita dell’economia. Analisi quantitative indicano invece che l’effetto netto sull’economia di un maggior patrimonio delle banche è positivo: esso aumenta la resistenza del sistema a shock avversi, riduce la probabilità di crisi; per i singoli intermediari viene ridotto il premio per il rischio sulla raccolta, lo stesso costo del capitale azionario".
Infatti nel 2010 il rendimento del capitale e delle riserve dei cinque maggiori gruppi è rimasto intorno al 4%, contro il 7,8 registrato in media da 12 grandi intermediari europei. Hanno pesato la debole crescita degli attivi, l’aumento del costo della raccolta, la bassa qualità del credito.
E incalza: "È necessario proseguire nella razionalizzazione delle reti distributive. Una buona governance incentiva gli investitori a fornire capitale".
Per il governatore "Nel nostro paese non vi è stata una crisi bancaria. Tuttavia la recessione, aggravando debolezze aziendali preesistenti, ha portato a un aumento del numero di procedure di gestione provvisoria, amministrazione straordinaria e liquidazione. Dobbiamo ora rivedere il quadro delle regole, in linea con gli orientamenti internazionali, lungo due direttrici: ampliare lo spettro delle misure di risoluzione delle crisi; dotare la Vigilanza della possibilità di rimuovere gli esponenti responsabili di condotte nocive alla sana e prudente gestione di una banca".
Infine Draghi ha ricordato l'opera svolta da Bankitalia "Ci adoperiamo per rafforzare la protezione dei clienti delle banche, valore civile e al tempo stesso componente essenziale della fiducia nel sistema bancario, senza la quale non si dà stabilità duratura. In questa fase delicata in cui il sistema è chiamato a recepire nuove e più severe norme internazionali, l’azione della Vigilanza è duplice: da un lato, operiamo nelle sedi internazionali perché la normativa tenga nel debito conto le specificità delle banche italiane; dall’altro, abbiamo intensamente collaborato con le nostre banche perché esse fossero pienamente aderenti all’evoluzione della normativa, specie nella definizione delle poste di capitale, e quindi in grado di superare lo scrutinio internazionale".
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