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Petrolio, una crisi dalla doppia faccia

4/5/2011 | redazione

In quarant'anni ci sono stati 5 shock petroliferi. Tre hanno riguardato l'offerta, due la domanda. Questa volta l'apparenza potrebbe ingannare. Ecco come muoversi con gli investitori.


 

Cinque shock in quarant'anni. Tra il 1970 e il 2010 il prezzo del petrolio ha registrato per ben cinque volte notevoli aumenti, anticipando spesso cicli economici recessivi. Ma attenzione, non tutti gli shock sono ugauli.
 
Secondo Ad Van Tiggelen, senior investment specialist di Ing Investment Management, è però "opportuno distinguere tra shock dell’offerta (come nel 1973, 1980 e 1990), caratterizzati dalla scarsa disponibilità della materia prima e shock della domanda (avvenuti nel 1997 e 2007), segnati dall’impennata della domanda di petrolio".
 
E la differenza tra i due diversi scenari non è indifferente. "Gli shock dell’offerta" spiega Van Tiggelen "tendenzialmente hanno ripercussioni negative sui mercati finanziari, mentre ciò non vale necessariamente per gli shock della domanda che di norma si accompagnano a una forte crescita economica". 
 
A questo punto la domanda che molti investitori e consulenti si pongono è: gli aumenti del prezzo del petrolio degli ultimi mesi a quale tipo di shock possono essere ricondotti? "In questi giorni ci troviamo ad affrontare una situazione in cui il rincaro del petrolio può essere in larga misura attribuito a un aumento della domanda, in particolare da parte dei mercati emergenti" risponde l'esperto di ING IM. "Anche il dibattito riaccesosi sui rischi del nucleare potrebbe sostenere la domanda di fonti energetiche quali petrolio e gas naturale in una prospettiva di lungo periodo.
Detto questo, è possibile che il recente shock della domanda possa trasformarsi in uno shock dell’offerta se la situazione in Medio Oriente dovesse aggravarsi".
 
Quest'ultimo scenario renderebbe vulnerabili i mercati azionari, soprattutto perché gli aumenti dei tassi previsti dalla BCE probabilmente soffocheranno  le prospettive di crescita economica.
"I titoli obbligazionari avrebbero probabilmente una migliore tenuta" conclude Van Tiggelen che comunque ritiene che "i prezzi del petrolio dovrebbero rimanere elevati confermando la nostra visione positiva sui titoli energetici che sosteniamo da tempo".
 
 

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