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3/12/2022
Quale sarà l’impatto della guerra in Ucraina sulla transizione energetica? Dobbiamo aspettarci una battuta d’arresto o si aprono nuove opportunità? Assisteremo ad una forte accelerazione dello sviluppo sostenibile o dovremo fare i conti con un pesante ritorno al passato?
Le risposte a queste domande in questa fase sono a tratti confuse e discordanti tra loro. Ma è inevitabile quando si cerca di interpretare una situazione che è da considerare fluida e in continua evoluzione. Tutto può cambiare da un momento all’altro e questo non aiuta.
Il vantaggio di chi parla di investimenti e di risparmio è però quello di avere il forte compito di dover guardare oltre le problematiche di breve periodo. Il compito di chi gestisce il risparmio e di chi si occupa di consulenza finanziaria è quello di individuare i fatti, analizzare i dati reali e, capiti i rischi di breve periodo, riportare l’attenzione sul lungo termine.
Per questo se guardiamo alla transizione energetica è utile partire da affermazioni di gestori, politici, professori universitari, esperti che hanno analizzato il tema da più punti di vista.
C’è un aspetto politico che è stato ben rappresentato, recentemente, dalle parole dell’economista Dieter Helm, professore di politica energetica all’Università di Oxford che ha dichiarato al Financial Times che il passaggio dai combustibili fossili a un’energia pulita raramente è stato più complicato di così: "La transizione energetica era già in difficoltà - l'80% dell'energia mondiale proviene ancora dai combustibili fossili", afferma. "Mi aspetto che nel breve termine, gli Stati Uniti aumentino la produzione di petrolio e gas, e il Mare del Nord potrebbe vedere alcuni ulteriori investimenti”.
Gli fa eco la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che in un tweet ha affermato: "Siamo determinati a limitare la capacità di [Vladimir] Putin di finanziare la sua atroce guerra. L'UE deve liberarsi della sua dipendenza dai combustibili fossili". Ma questo non può presumibilmente avvenire tramite investimenti esclusivamente green. È ipotizzabile che il primo passaggio, nel breve termine, sarà frutto di un aumento di combustibili fossili. La stessa Italia ha chiaramente fatto comprendere che avrà bisogno di bruciare più carbone, al fine di bruciare meno gas russo.
In questo scenario l’Agenzia Internazionale dell’Energia ha riconosciuto che più “velocemente i responsabili politici dell'UE cercano di allontanarsi dalle forniture di gas russo, maggiori sono le implicazioni potenziali, in termini di costi economici e di emissioni a breve termine”.
Insomma è evidente che la transizione energetica è oggi una vittima della guerra, ma è solo ferita e, anzi, tanti sono gli esperti che sono pronti a credere che quella che nel breve periodo sembra una sconfitta per il settore energetico desideroso di completare la transizione verso un mondo più pulito è invece un forte acceleratore che sarà “sovralimentata” ha dichiarato Van de Graaf professore associato di politica internazionale all'Università di Ghent al Financial Times.
Insomma se il carbone oggi rialza prepotentemente la testa e sembra avere le carte in regola per essere vincitore, presto dovrà scontrarsi con un ritorno delle rinnovabili che, secondo il mondo economico, saranno più forti. Ma rimane aperta la variabile politica. Purtroppo il conflitto in Ucraina cambierà gli equilibri internazionali ed è ipotizzabile che Cina e Russia, che già a Glasgow in occasione di COP26 non erano favorevoli ad una riduzione delle emissioni di CO2 estremizzeranno ulteriormente le proprie posizioni. Quanto questa variabile politica inciderà sul destino della transizione energetica è difficile da stabilire oggi. Ma la razionalità degli economista lascia presagire che le rinnovabili non rinunceranno alla loro corsa. Se ora sono vittime, non sono ancora sconfitte.
Foto di Chris LeBoutillier da Pexels
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