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RIS, la montagna non partorisce neanche il topolino

6/29/2024 | Art Noc*

La Retail Investment Strategy (RIS) non ha pace. E il consulente non sarà obbligato a consigliare il prodotto più efficiente, leggasi migliore.


Prima fortemente depotenziata poi rinviata, la Retail Investment Strategy (RIS) non ha pace.
Il 23 Aprile scorso il Parlamento Europeo non ha, infatti, approvato il testo della RIS, che avrebbe modificato la MiFID 2 (strumenti finanziari); la IDD (intermediazione assicurativa); la UCITS e la AIFMD (fondi comuni di investimento) e la Solvency II (vigilanza assicurativa); ogni decisione è stata rinviata a successivi negoziati con la Commissione Europea ed il Consiglio Europeo, anche in vista delle elezioni in Europa.

Cronaca legislativa a parte, è importante vedere quali mutilazioni ha subito prima di entrare in questo ennesimo giro di Walzer.

Anzitutto è scomparsa del tutto la proposta di divieto delle retrocessioni come remunerazione della consulenza finanziaria; parlando chiaro e semplice, questo seppellisce a mio giudizio l’unica possibilità che avevamo per evitare che le reti collochino i prodotti “per loro” più remunerativi. E ai fiumi di inchiostro spesi per giustificare questa scelta (in stile arrampicata sugli specchi) rispondo dicendo che in Inghilterra ed Olanda, dove il divieto è scattato invece da tanti anni, dati alla mano, non solo non si sono concretizzati i nefandi scenari ipotizzati, ma anzi il mercato è migliorato da tanti punti di vista, incluso il costo per l’investitore finale e lo squilibrio tra remunerazione delle reti e degli asset manager.

Inoltre è scomparso l’obbligo di offerta di prodotti privi di caratteristiche supplementari e soprattutto è stato ridefinito il concetto di prodotto più efficiente, da preferirsi nelle raccomandazioni di investimento. Se la Commissione Europea insisteva sul concetto di costo, ora si è annegato il tutto in un concetto di qualità-prezzo, dove viene lasciato agli intermediari stessi di valutare l’efficienza su una base allargata di indicatori, tra cui anche, ma non solo, il costo dei prodotti. Un approccio “value for money” che al momento abbiamo visto essere d’obbligo solo nei paesi anglosassoni, specie nel Regno Unito, dove ha maglie abbastanza larghe.

In sostanza il consulente non sarà obbligato a consigliare il prodotto più efficiente, leggasi migliore. Che peccato, e quante occasioni perse.

La cartina di tornasole sono le dichiarazioni degli esponenti degli asset manager e delle reti: tutti entusiasti di come la RIS sia cambiata. Certo. Cambiata a loro favore.

Tranquilli però, l’iter legislativo è ancora lungo, la RIS potrebbe ancora peggiorare!

 

* ART-NOC è lo pseudonimo di un esperto manager italiano che da oltre 25 anni lavora nell'industria finanziaria internazionale e non ha mai smesso di osservarla con curiosità e con un approccio costruttivamente critico. I pareri contenuti negli articoli a firma ART-NOC sono espressione dell’opinione personale e indipendente dell’autore.

 

Foto di Artem Kniaz su Unsplash

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