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11/9/2017 | Marcella Persola
Azimut chiude i primi nove mesi del 2017 con un utile netto di 156,2 milioni rispetto ai 121,3 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso. Il reddito operativo è salito a 198,4 milioni contro i 136,9 milioni dei primi nove mesi del 2016.
Crescita anche per i ricavi che sono saliti a 591,8 milioni contro i 498,9 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso. Così come riporta la nota stampa la posizione finanziaria netta consolidata a fine settembre 2017 risulta positiva per 103,7 milioni (era di 249,3 milioni a fine settembre 2016).
Nei primi nove mesi sono stati pagati dividendi ordinari per circa 133 milioni, sono state eseguite le prime due tranche di buyback per complessivi per circa 50 milioni e sono state fatte acquisizioni all’estero per circa 19 milioni.
Positiva l’attività di reclutamento di consulenti finanziari e private banker: nei primi 9 mesi del 2017 il Gruppo e le sue divisioni hanno registrato 56 nuovi ingressi, portando il totale delle reti del Gruppo Azimut a fine settembre a 1628 unità.
Sergio Albarelli, ceo del Gruppo, sottolinea: “Siamo molto soddisfatti dei risultati conseguiti in questi primi 9 mesi dell’anno, che ci hanno visto fortemente impegnati a rendere ancora più efficiente la struttura organizzativa del Gruppo e a rafforzarne il posizionamento. I dati positivi del trimestre dimostrano la nostra capacità di generare valore in modo solido e sostenibile nel tempo e assumono un valore ancor più rilevante in considerazione della volatilità dei mercati che ha caratterizzato il periodo. Ci stiamo preparando alle prossime sfide portando avanti con determinazione diversi progetti strategici di sviluppo, tra i quali la realizzazione di un global team in grado di coordinare i nostri hub di gestione nel mondo e garantirci il presidio ininterrotto dei mercati. Le competenze maturate nelle diverse aree geografiche in cui siamo presenti ci permettono di offrire ai nostri clienti prodotti unici ed innovativi che, nell’ottica di una corretta diversificazione e consulenza, devono considerare anche asset class non tradizionali e legate all’economia reale, in linea con l’obiettivo che perseguiamo da quattro anni con il progetto Libera Impresa.”
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