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Azimut mette a segno un colpo da 250 milioni

9/5/2014 | Redazione Advisor

Azimut è un Multi Family Office. Così Paolo Martini (direttore commerciale) definisce il gruppo che rivela ad AdvisorOnline i nomi degli ultimi due reclutamenti e parla del futuro modello Azimut.


Azimut è un Multi Family Office. Questa è la definizione data della società da parte di Paolo Martini, direttore commerciale di Azimut, che afferma: "Negli ultimi anni il nostro modello è cambiato rapidamente e non tutti hanno percepito questa evoluzione". Un'evoluzione che ha permesso ad Azimut di realizzare una serie di importanti reclutamenti. Gli ultimi sono fiorentini e sono "stati accreditati di un portafoglio di circa 250 milioni di euro" spiega Martini che ad AdvisorOnline parla anche della sua idea di "multi family office".
 
 
Passato agosto si riprende l’attività e si fanno i bilanci della prima parte dell’anno. Qual è il vostro? 
 
Difficile non essere soddisfatti, abbiamo lanciato il progetto Libera Impresa per supportare le PMI, in 7 mesi abbiamo raccolto quasi 4 miliardi di euro, e anche agosto è stato un buon mese, gli utili sono in crescita, l'attivazione commerciale è elevata e stiamo continuando ad attrarre clienti importanti e Private Banker top
Gli ultimi due ingressi di assoluto rilievo sono quelli di Giovanni Sequi e Simone Puccinelli in Azimut Wealth Management. I due giovani banker fiorentini, entrambi under 35 anni, provengono dal gruppo Intesa San Paolo in Lussemburgo, e formano un team di gestione che offre servizi personalizzati a clientela Ultra high-net-worth. Nel corso della loro carriera sono stati accreditati di un portafoglio di circa 250 milioni. Forti di un’esperienza di sala mercati, asset management e trading, Sequi e Puccinelli mettono a disposizione il loro know-how non solo a clientela privata ed istituzionale, ma anche all’Università di Firenze, con cui collaborano attivamente da oltre quattro anni.
 
 
Avete fatto evolvere il vostro modello di business così rapidamente che ancora non è chiaro a tutti cos'è diventata Azimut oggi, può fare chiarezza?
 
Negli ultimi anni il nostro modello è cambiato rapidamente e non tutti hanno percepito questa evoluzione. Siamo passati da una realtà italiana concentrata su un'unica linea di prodotto, i fondi comuni di investimento, ad una realtà internazionale che opera con diverse linee di business. Ci siamo aperti al mondo sfruttando il nostro essere indipendenti e non essere banca che oggi rappresenta un vantaggio. I servizi bancari saranno sempre più di una commodity pura. Questo trend sarà ancora più marcato nei prossimi anni con lo sviluppo della tecnologia. Il vero valore per clienti, azionisti e consulenti deve essere ricercato altrove o si finisce per fare gli impiegati passacarte vivendo con lo spettro degli sviluppi informatici. Un’evoluzione che probabilmente vivrà molto chi oggi ha meno di 55 anni.
 
 
Siete sempre molto legati alla vostra storia e al vostro DNA e non smettete mai di sottolinearlo, come conciliate passato, presente e futuro?
 
Il prossimo anno festeggiamo un quarto di secolo e per noi si tratta di un traguardo importante anche perché raggiunto con forte soluzione di continuità delle persone e dei valori. Nel nostro Gruppo ci sono moltissimi colleghi che "indossano la maglia Azimut" e si sentono partecipi di un progetto che va oltre i numeri e i risultati. Abbiamo creato una società diversa che appartiene alle persone che ci lavorano e si basa esclusivamente sulla soddisfazione dei clienti, i nostri unici e veri datori di lavoro e degli azionisti. Spirito di squadra, indipendenza, rapidità nelle decisioni, facilità di comunicazione tra tutti, concretezza, sacrificio, critica libera e costruttiva, sono alcuni dei nostri valori che non possono e non devono mai mancare e moltissimi colleghi ogni giorno ci aiutano nel tenerli vivi. Certamente la forte crescita avvenuta negli ultimi anni ha reso più complesso il nostro modello di relazione ma ancora oggi chiunque può sentirsi libero di dire quello che pensa e dare il suo contributo alla crescita della società. Questa è la natura di Azimut e rappresenta la base su cui costruiamo tutti i progetti futuri.
 
 
A proposito di progetti futuri, vi indicate come un Multi Family Office, non vi sembra un po' azzardato? 
 
Niente affatto, anzi. Rappresenta lo sviluppo del nostro modello distributivo che ci sta permettendo di crescere in modo diverso dal resto del mercato. Negli ultimi anni abbiamo compiuto un salto culturale fortissimo, passando da una realtà validissima ma di concezione abbastanza chiusa ad un modello di business che ragiona in ottica di vera piattaforma aperta con una forza contrattuale di 28 miliardi. Siamo gli unici in Italia che hanno le condizioni e la possibilità di operare in tal senso.  
 
 
In concreto?
 
Abbiamo fatto evolvere il modello Multimanager dei fondi applicandolo anche a servizi e prodotti oggi indispensabili per soddisfare le esigenze di un patrimonio complesso. Oggi è poco ottimale fare tutto in casa anche perché la competizione internazionale ha portato ad una forte specializzazione di alcuni business per cui è naturale che ci sia qualcuno che offra, rispetto ad una banca generalista commerciale o private che sia, un determinato servizio con più qualità ed efficienza per il cliente e il Banker. Mi riferisco ad esempio alla gestione su asset class particolari anche costruita ad hoc sulle esigenze di specifici clienti, alla negoziazione con focus sulla best execution, al Private Insurance, ai finanziamenti, alla creazione di SIF, ai prodotti strutturati oppure a tutto il mondo del corporate ed Investment Banking. 
 
 
In che cosa si differenzia dagli altri modelli di multy family office?
 
Si tratta di un nuovo modello di business, il primo vero Multi-Family Office su base industriale presente oggi sul mercato che seleziona i migliori partner, dispone di liquidità di cassa per oltre 300 milioni e investe in maniera importante in innovazione e sviluppo di prodotti, iniziative di marketing e tecnologia. Questo modello piace molto a clienti e Banker importanti perché possono operare in un'ottica di vera piattaforma aperta indipendente riducendo i conflitti di interesse anche sulla parte dei servizi bancari e di Investment Banking. 
 
 
Come si inserisce il ruolo del consulente in questo nuovo scenario?
 
Stiamo investendo moltissimo in formazione perché servono professionisti molto qualificati per comprendere e proporre tutti i servizi di cui abbiamo parlato. Il consulente 2.0 è quindi un professionista che segue il cliente in tutte le esigenze della persona, della famiglia e dell'impresa. La nostra "value proposition" è poi chiara perché tutto passa dai nostri wealth manger e consulenti (ex-promotori) che sono i tramiti unici delle richieste dei clienti. Anche la rendicontazione deve seguire questa impostazione e su questo stiamo lavorando. Inoltre, primi in Italia, abbiamo studiato un modello di team innovativo con forti investimenti sulle persone e sugli strumenti perché siamo convinti che questo sarà il nuovo modo di svolgere la professione nei prossimi anni.
 

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