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Reti vs banche, più stabili i clienti dei consulenti finanziari (ex-promotori finanziari)

10/13/2012 | Francesco D'Arco

Negli ultimi 12 mesi il portafoglio medio dei clienti seguiti dalle associate Assoreti non ha subito cambiamenti. E anche sul fronte previdenziale la sfida tra banche e pf...


 

Negli ultimi dodici mesi gli italiani hanno ridotto la quota di patrimonio allocata in investimenti a vantaggio della liquidità, portando al 54% la quota allocata in conti corrente, conti deposito, libretti di risparmio, contro un 46% dirottato, invece, verso strumenti come i fondi comuni e le polizze. Lo scenario cambia se si guarda ai clienti dei consulenti finanziari (ex-promotori finanziari): secondo una ricerca realizzata tra il 4 e il 19 settembre, da GfK Eurisko, per conto di ASSORETI, su un campione di 1.000 individui capifamiglia, decisori in materia dʼinvestimenti finanziari (di cui 220 clienti di consulenti finanziari (ex-promotori finanziari)), dʼetà compresa tra 30 e 60 anni, negli ultimi dodici mesi la quota di patrimonio allocata in investimenti, nel caso dei clienti delle reti, è rimasta stabile al 56%, contro il 44% dirottato invece su conti corrente, conti deposito e simili. Differenza che riemerge quando si parla di strumenti previdenziali. 
 
Secondo l'indagine GFK Eurisko presentata nel corso del convegno annuale Assoreti di sabato 13 ottobre 2012, i soggetti interpellati dagli italiani attivi professionalmente per decidere sulla previdenza sono numerosi, ma tra di essi non emerge una figura di fiducia dominante. Tra i soggetti citati da chi ha sottoscritto prodotti previdenziali, prevalgono (28%) banche, consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) e compagnie assicurative, ma ci si rivolge anche: allʼazienda per la quale si lavora (23%), ad amici, parenti e conoscenti (22%), alle associazioni professionali e al sindacato (19%), al proprio commercialista o consulente fiscale (8%). Ma è quando si entra nel dettaglio delle scelte fatte la presenza di un consulente finanziario (ex-promotore finanziario) come interlocutore che spiccano ancora le differenze tra reti e banche. Vediamo nel dettaglio i motivi.
 
Di fronte alla prospettiva di una pensione insufficiente rispetto alle proprie necessità (l'82% degli intervistati di dichiara infatti pessimista sulla possibilità di ricevere una pensione adeguata), la maggioranza (38%) ha elaborato soluzioni strettamente legate alle proprie capacita (professionali, patrimoniali) o a quelle della propria famiglia: il 18% dichiara che continuerà a lavorare o riprenderà a farlo; il 17% utilizzerà i risparmi o il patrimonio accumulato nel tempo; il 3% adeguerà il proprio tenore di vita alle diminuite risorse; il 2% chiederà il supporto della famiglia. Ma il dato che sorprende, nonostante la conoscenza dichiarata della riforma Fornero (64%), è l'elevata percentuale del campione (28%) che, per ora, non affronta il problema. Nel dettaglio: il 26% non se lo pone o dichiara che lo affronterà in futuro; il 2%, pur ponendosi il problema, non saprebbe come risolverlo. Contenuta (21%) è invece la percentuale di chi ha progettato o sta per progettare unʼintegrazione attraverso forme di previdenza complementare (20%) o prodotti dʼinvestimento (1%).
 
Qui emerge il dato che mostra nuovamente la differenza di atteggiamento tra clienti dei consulenti finanziari (ex-promotori finanziari) e clienti di banche e altri: tra i clienti delle reti la quota di chi non affronta il problema scende dal 28 al 18%, mentre sale dal 21 al 33% la quota di chi sta pensando di realizzare una previdenza integrativa.
 

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