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11/21/2024 | Daniele Barzaghi
“L'Italia sta uscendo dagli anni del bancocentrismo. Il tempo della crescita a debito è finito e deve iniziare - lo sta già facendo in realtà - l'era dell'equity. E anche per questo il private banking è pronto ad assumere un nuovo ruolo” ritiene Federico Freni (in foto), sottosegretario al Ministero dell'Economia e delle Finanze, intervistato in occasione del XX Forum AIPB.
“Nell'accezione classica il private banking era conservazione e gestione degli asset. Oggi è pronto a concorrere alla crescita del Paese, a fronte ovviamente di un rendimento”.
“Per anni si è discusso della dicotomia tra risparmio gestito e risparmio amministrato: ebbene non esiste” afferma il politico leghista. “Allo stesso modo non può sussistere una separazione tra private banking e mercato dei capitali. Siamo tutti sulla stessa barca a remare, ciascuno sul proprio settore: il private banking non toglie risorse al mercato dei capitali e viceversa”.
“Allo stesso modo non ha senso pensare al BTP come concorrente. Ha volumi e finalità diverse. Così come gli obiettivi, ugualmente legittimi, visto che non possiamo pretendere che tutti gestiscano allo stesso modo il proprio denaro” prosegue Freni. “Però, attenzione, non siamo più negli anni Ottanta: gestione non è mettere i soldi sotto il sasso; vuol dire partecipare alla dinamica di crescita del Paese, a supporto delle nostre imprese”.
“Oggi, io credo che siamo pronti, anche in Italia, a crescere non grazie al debito bancario ma mediante l'investimento in equity e il private banking è un attore essenziale di questo processo. Escluderlo sarebbe tafazziano”.
“La miglior promessa che un esponente di un Governo possa fare all'industria del private banking, sopratutto alla vigilia della riforma del mercato dei capaitali, è quella di investire nell'idea che private banking e mercato di capitali devono lavorare insieme” conclude il sottosegretario al MEF. “L'altra promessa che mi sento di poter fare è quella di lavorare tutti insieme su progetti di educazione finanziaria che consentano di innescare quella svolta, immaginando un private banking non più soltanto conservativo, ma di concreto sviluppo, di concreta partecipazione alle regole del Paese”.
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