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8/11/2022 | Lorenza Roma
A metà luglio l'euro è sceso sotto la parità con il dollaro statunitense. Per la prima volta da quasi due decenni, un euro valeva meno di un dollaro. Malgrado la considerevole debolezza del cambio EUR/USD, già in calo del 7% nel 2021, lo scoppio della guerra in Ucraina ha accelerato tale trend. Dal 24 febbraio al 14 luglio 2022 l'euro ha ceduto il 10,5% rispetto al biglietto verde avvicinandosi alla parità del cambio. Philip Bold, portfolio manager di Ethenea Independent Investors Sa, ha analizzato le implicazione della parità euro-dollaro per i paesi europei.
"I motivi della debolezza del cambio EUR/USD sono molteplici", spiega il manager. "L'unione monetaria si è ripresa più lentamente dallo shock causato dalla pandemia, ha avviato con meno convinzione il ciclo di innalzamento dei tassi ed è ora fortemente provata dalle incognite sull'approvvigionamento di materie prime ed energia. D'altro canto, nell'attuale fase di incertezza economica e geopolitica, il dollaro è avvantaggiato dal suo status di valuta rifugio in periodi di crisi".
La debolezza del cambio EUR/USD sembrerebbe tuttavia costituire una nota positiva per i paesi europei (soprattutto la Germania) fortemente orientati alle esportazioni. Ma è davvero così? "La risposta è purtroppo negativa", afferma Bold. "Effettivamente le esportazioni di beni e servizi verso paesi al di fuori dell'Eurozona costituiscono di norma una quota significativa del PIL, pari a circa il 20% nel 2021, ma solo una minima parte (circa il 15%) di tali esportazioni è destinata agli Stati Uniti. Per valutare più accuratamente la competitività dell'euro bisogna fare riferimento a un paniere valutario più ampio ponderato per l'interscambio. Il tasso di cambio "EER-42"¹ pubblicato dalla BCE rappresenta un parametro di riferimento più adeguato a tale scopo. Tale tasso tiene conto dell'intensità degli scambi con i 42 principali partner commerciali dell'unione monetaria. Rispetto a questo paniere di valute, dall'inizio del conflitto in Ucraina fino alla parità EUR/USD, l'euro ha perso solo il 4% circa. La maggiore competitività internazionale dell'euro è dunque decisamente inferiore a quanto suggerisce l'andamento del tasso di cambio EUR/USD".
"La debolezza del cambio EUR/USD comporta inoltre un grande svantaggio", prosegue il manager di Ethenea. "I prezzi di energia e materie prime sono di norma espressi in dollari. Il duplice impatto del rincaro di energia e materie prime e dell'apprezzamento del dollaro Usa è probabilmente più che sufficiente ad annullare il lieve vantaggio competitivo dovuto alla generale debolezza dell'euro. Anche i paesi europei fortemente orientati alle esportazioni non hanno dunque alcun motivo per rallegrarsi della parità tra le due valute", conclude Bold.
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