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6/4/2020 | Lorenza Roma
"L’attivismo dell’azionariato è diminuito uniformandosi sostanzialmente all'attività di voto", spiega Ophélie Mortier, responsible investment strategist di DPAM. "Tuttavia, è probabile che non appena inizieremo a riprenderci da questa crisi, anche l'attivismo torni a crescere. Le conseguenze della situazione attuale sono considerevoli per le aziende, soprattutto quelle gravemente indebolite dal lockdown e che sono diventate relativamente economiche, generando appetibili opportunità di acquisizione", aggiunge lo strategist.
Questo periodo storico senza precedenti ha portato ad interventi altrettanto senza precedenti da parte dei governi e delle banche centrali. È quindi logico pensare che la situazione attuale determini azioni straordinarie come la flessibilità sui principi fondamentali di corporate governance? "Sarà interessante osservare le reazioni degli azionisti a queste proposte", spiega Mortier. "Mentre alcuni potrebbero essere d'accordo con l'idea di misure di protezione temporanee per difendere le società dalle acquisizioni, altri probabilmente si opporranno strenuamente a questi meccanismi, in quanto limitatori dei diritti degli azionisti, in particolare di quelli di minoranza. Salvo eccezioni momentanee alle regole e ai principi chiave, l'engagement dovrebbe rimanere centrale. In qualità di investitore responsabile e impegnato, infatti, il nostro ruolo ed onere principale si focalizza nel garantire e supportare uno sviluppo sostenibile delle società nei nostri portafogli", aggiunge lo strategist.
"La tendenza volta a ridurre il primato degli azionisti è già emersa prima dello scoppio dell’emergenza Covid-19. Sono state registrate infatti diverse iniziative che hanno richiesto di porre maggiore attenzione sugli altri stakeholder di una società. Il nuovo paradigma è un esempio notevole di tali iniziative. Esso promuove la trasparenza e l’engagement al fine di garantire un trattamento equo di tutti gli stakeholder", puntualizza Mortier. "La pandemia non ha fatto altro che rafforzare questa tendenza favorendo la diffusione di iniziative legate agli stakeholders e al loro ruolo di investitori responsabili, incaricati di intraprendere azioni volte a ridurre gli impatti negativi causati dal virus", aggiunge.
"Viene confermata la più ampia responsabilità delle aziende nei confronti della collettività. Se riusciremo a discostarci con successo dal paradigma che mette gli azionisti in primo piano, le aziende dovranno dare sempre più priorità agli stakeholder. In effetti, vi è un'alta probabilità che una diluizione del primato degli azionisti aumenti la rilevanza dell'ESG nel panorama aziendale e degli investimenti. In conclusione, Covid-19 avrà potenziali implicazioni per la gestione e l'attivismo degli investitori. Ciò potrebbe mettere in discussione il paradigma della creazione di valore a lungo termine e della pressione a breve termine garantendo allo stesso tempo una crescita sostenibile. La “Tragedia dell’orizzonte” così come viene definita da Mark Carney, ex Governatore della Bank of England. L'integrazione dei criteri ESG attualmente in atto dovrebbe quindi innescare un circolo virtuoso che favorisca orizzonti temporali d’investimento più lunghi e migliori pratiche ESG", conclude lo strategist.
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