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2/19/2018
Gli investitori internazionali hanno ancora un’esposizione sottopesata al debito emergente, che spesso è considerato come un’asset class di nicchia, caratterizzata da rischi elevati. Questa visione non riflette l’evoluzione e la natura odierna del mercato: nel 2000, il debito emergente rappresentava appena l’1,9% dei mercati globali del reddito fisso. Nel 2017, tale quota sfiora il 25%. E a parità di rating, il debito emergente offre rendimenti più elevati delle controparti sviluppate.
Oggi, i mercati emergenti sono i primi beneficiari della crescita globale, grazie a trend demografici favorevoli, alla crescita della classe media, alle riforme strutturali in molti Paesi e all'affermazione della Cina come superpotenza economica globale. Un'opportunità di investimento sempre più importante che richiede un approccio attivo, diversificato e non vincolato al rigido rispetto di un benchmark settoriale o regionale. Colm McDonagh (nella foto), head of emerging market fixed income di Insight (parte di BNY Mellon) e gestore dei fondi BNY Mellon Emerging Markets Debt Total Return, BNY Mellon Emerging Markets Corporate Debt e Absolute Insight Emerging Market Debt, commenta a seguire i principali trend che interessano i mercati emergenti oggi.
Quali fattori esterni, oggi, esercitano l’influenza maggiore sul debito dei mercati emergenti? Certamente le politiche delle banche centrali restano uno dei fattori chiave. Tuttavia, crediamo che ormai l’andamento dei tassi d’interesse nei mercati sviluppati sia già stato messo in conto dagli investitori, che prevedono una normalizzazione nel medio termine. Anche il contesto in cui si verifica la stretta monetaria è importante. Lo scenario di crescita globale sincronizzata, e di inflazione a livelli complessivamente benigni, fa sì che il rialzo dei tassi sia ben gestibile per le economie emergenti. Anche l’andamento delle materie prime è importante. Crediamo che i prezzi siano sostenuti dallo scenario positivo per la crescita economica globale. Tuttavia, è anche probabile che i prezzi di alcune commodity chiave, come il petrolio, incontrino un tetto massimo dovuto al fatto che l’incremento della domanda determinerà un corrispondente e rapido aumento dell’offerta da parte dei produttori di petrolio shale negli Stati Uniti. Le fluttuazioni dei prezzi saranno comunque ben gestite e assorbite dalle economie emergenti, a patto che non raggiungano livelli estremi né in un senso né nell’altro. Ovviamente, prezzi troppo bassi danneggerebbero i paesi produttori, mentre dei prezzi troppo alti causerebbero problemi per gli importatori come Cina e India.
L’outlook sul debito emergente è ancora dipendente dalla Cina?
L’economia cinese ha raggiunto dimensioni tali da essere cruciale a livello globale, e non solo per i mercati emergenti. Uno dei temi che si stanno sviluppando, a nostro avviso, è quello di un mondo diviso in tre poli di potere: gli Stati Uniti, l’Eurozona e la Cina, ciascuno dei quali domina la propria regione in termini di commerci e politiche. Pertanto, per i mercati asiatici, la domanda della Cina è molto importante, mentre i mercati emergenti dell’Europa dell’Est sono più protetti, e le loro economie sono direttamente collegate alla domanda dall’area euro. Anche il fattore valute gioca un ruolo. C’è chi teme che le autorità cinesi possano permettere al renminbi di attraversare un periodo di inaspettata debolezza; in tal caso, le valute emergenti ne risentirebbero. Tuttavia, le varie politiche messe in atto dal governo locale per arrestare i deflussi di capitale si sono dimostrate sinora efficaci, pertanto la Cina sembra mantenere un pieno e saldo controllo della situazione.
I mercati del reddito fisso emergente sono cambiati negli ultimi anni: In che modo, e con che ricadute per gli investitori negli anni a venire?
Uno dei cambiamenti principali nel corso degli ultimi anni consiste nel fatto che le banche centrali emergenti sono divenute sempre più avvezze ad utilizzare le valute locali come valvola di sfogo per limitare la volatilità e proteggere l’economia reale dagli shock negativi. Una delle prime linee di difesa contro qualsiasi trauma politico, economico o esterno risiede proprio nel permettere alle divise di indebolirsi, con le autorità pronte a intervenire solo se questo trend avesse ricadute preoccupanti sul fronte dell’inflazione. Pertanto, per gli investitori è sempre più importante gestire il rischio delle valute per controllare la volatilità dei propri investimenti sul debito emergente ed evitare perdite potenziali. Un altro cambiamento importante cui abbiamo assistito è il modo in cui il mercato delle obbligazioni societarie funziona. Ci sono oggi quasi 2.000 miliardi di dollari di corporate bond emergenti denominate in valute forti in circolazione, perché il mercato si è sviluppato di pari passo con la crescita aggregata delle economie. Al migliorare dell’outlook della crescita globale, sempre più investitori troveranno interessanti opportunità di investimento in un’asset class già significativa.
Dove vi attendete le migliori opportunità e le sfide principali per il debito emergente nel 2018?
Il nostro outlook per la crescita economica globale è positivo, con ricadute positive per gli attivi emergenti. Pertanto, crediamo che nei prossimi anni possa esserci un’opportunità particolarmente attraente per quei mercati più esposti al ciclo economico globale attraverso un alto tasso di esportazioni o una sensibilità ai prezzi delle materie prime. Nonostante questi miglioramenti fondamentali, molti investitori globali restano tuttora sottopesati sui mercati emergenti, soprattutto sul fronte dei titoli societari: qualsiasi calo dei prezzi è accolto con un aumento immediato degli acquisti. Il fatto che i bond emergenti siano poco coperti da parte degli investitori determina delle inefficienze di mercato, che a loro volta creano opportunità per scoprire titoli sottovalutati o poco compresi che i gestori più esperti possono usare per generare alfa. Per quanto riguarda le sfide, il rischio politico è sempre presente. Ma si tratta di un fenomeno globale, non locale, anche perché molti fattori di incertezza giungono proprio dai mercati sviluppati. L’altra sfida potrebbe giungere da una crescita globale ancora più rapida di quanto anticipato, che a sua volta potrebbe ridurre il rigore e la disciplina con cui operano le autorità emergenti, determinando sbilanciamenti nelle partite correnti e nel debito simili a quelli precedenti al ‘taper tantrum’ del 2013.
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