John Greenwood, capo economista di Invesco: "Non basta tagliare i tassi di interesse: occorrerebbero soluzioni più concrete"
La minaccia di deflazione nell’Eurozona è tuttora presente e non basta tagliare i tassi di interesse. Ne è convinto John Greenwood (nella foto), capo economista di Invesco, che spiega: "La Bce è ancora troppo politicamente e legalmente limitata per poter agire tempestivamente, mentre, la crescita della moneta e del credito nell’area euro è troppo bassa ed è necessario incrementarla sostanzialmente se si vuole evitare la deflazione".
Secondo Greenwood, nonostante il piano d’azione in cinque punti annunciato da Draghi per combattere la deflazione sia significativo, occorrerebbero soluzioni più concrete. "Con i tagli dei tassi di interesse - sottolinea - non si otterranno molti risultati, da soli, poiché sono già così bassi che il cambiamento marginale del loro livello non è in grado di favorire l’ulteriore domanda di prestiti, mentre, con le nuove operazioni mirate di rifinanziamento di lungo termine, le banche potranno richiedere in prestito alla Bce il 7% della somma di tutti i prestiti risultanti al 30 aprile, contratti con il settore privato non finanziario dell’Eurozona, escludendo, pertanto, i prestiti concessi alle famiglie per l’acquisto di una casa".
Da segnalare anche l’intenzione della Bce di intensificare il lavoro preparatorio collegato alle procedure straordinarie di acquisto di ABS (asset-backed securities): ciò permetterà di creare nuovi depositi nel sistema monetario e di aumentare l’offerta monetaria nell’Eurozona. E questo è proprio quello di cui c’è bisogno, secondo Greenwood.
La misura di de-sterilizzazione del programma di acquisto dei titoli obbligazionari, in effetti, rappresenta un’iniezione di nuovi fondi nel mercato, per un ammontare potenzialmente pari a 216 miliardi di euro. Tuttavia, per Greenwood, "anche se l’esatto ammontare e il periodo per il quale queste ‘iniezioni’ saranno mantenute non è stato specificato, questo piano rappresenta una vera spinta per la liquidità, ma avrebbe dovuto essere implementato 2 o 3 anni fa".
Quanto all’estensione delle aste a tasso fisso con piena aggiudicazione degli importi, questa misura non fa aumentare l’offerta di fondi della Bce, tuttavia, "si riducono le incertezze e i rischi legati alle procedure di offerta alle aste della Banca centrale, con un incremento di fiducia degli istituti che richiedono la concessione di tali fondi", conclude l’economista.
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