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I fondi sovrani puntano su emergenti e infrastrutture

7/22/2024 | Marcella Persola

È quanto emerge dalla dodicesima edizione dell’Invesco Global Sovereign Asset Management Study


L'aumento delle tensioni geopolitiche è il tema che maggiormente preoccupa i fondi sovrani, molto di più rispetto al tema inflazionistico. È quanto emerge dalla dodicesima edizione dell’Invesco Global Sovereign Asset Management Study, lo studio di Invesco, che monitora l'attività degli investitori sovrani, raccogliendo le opinioni di 140 chief investment officer, responsabili di asset class e senior portfolio strategist di 83 fondi sovrani e 57 banche centrali, che complessivamente gestiscono asset per 22.000 miliardi di dollari.

E lo studio di quest'anno mostra come secondo l'83% degli intervistati, le tensioni geopolitiche sono uno dei principali rischi per la crescita globale nel prossimo anno, in aumento rispetto al 72% del 2023. 

I Fondi Sovrani considerano i mercati emergenti come potenziali beneficiari di tali tensioni, sottolineando le opportunità offerte da tendenze come il near shoring. In particolare è la maggioranza dei fondi sovrani (54%) che si aspetta che questa dinamica competitiva favorisca i mercati emergenti - rispetto al solo 12% che non è d'accordo - in quanto essi beneficiano di trend come il "near-shoring", in base al quale le principali economie rafforzano le loro catene di fornitura globali e le strategie di produzione e approvvigionamento in più località. Il 67% dei fondi sovrani prevede che nei prossimi tre anni i mercati emergenti eguaglieranno o supereranno la performance dei mercati sviluppati. 

Nonostante questa view positiva i fondi sovrani stanno adottando un approccio più sfumato agli investimenti in questi mercati, considerando i loro rischi e opportunità unici e riflettendo il posizionamento di ciascun paese in un panorama geopolitico sempre più complesso e interconnesso. Nei mercati emergenti, l'Asia (esclusa la Cina) è vista come la regione più attraente in assoluto, con un particolare interesse per l'India, grazie al suo vasto mercato interno, alla crescente classe media e alla crescente competitività globale. Anche l'America Latina è sotto i riflettori, in particolare per i fondi del Medio Oriente e dell'Asia, con Messico e Brasile considerati ben posizionati per il near-shoring verso gli Stati Uniti. La Cina rimane un mercato grande e importante per i fondi sovrani, mentre navigano tra cambiamenti normativi e tensioni geopolitiche.

“Il cauto ottimismo sulle prospettive economiche globali è stato mitigato dalla crescente preoccupazione per la competizione tra le potenze mondiali", ha dichiarato Rod Ringrow, (nella foto) head of official institutions di Invesco. Le rivalità di lunga data tra le principali potenze si sono inasprite e il quadro è ulteriormente complicato dalla sequenza di importanti elezioni che si svolgeranno quest'anno, in particolare negli Stati Uniti, che potrebbero avere profonde implicazioni per i mercati”.

Inoltre l’indagine di Invesco ha messo in evidenza come per il 43% dei fondi sovrani e delle banche centrali l'inflazione si assesterà al di sopra degli obiettivi delle Banche Centrali, mentre poco più della metà (55%) sostiene che gli obiettivi saranno raggiunti. Complessivamente, il 71% dei fondi sovrani e delle Banche Centrali prevede che i tassi di interesse e i rendimenti obbligazionari rimarranno, nel lungo periodo, intorno al 5%, il che sta avendo un impatto significativo sui piani di asset allocation a lungo termine dei fondi sovrani, inducendo una maggiore cautela sugli investimenti ad alta leva e orientati alla crescita a causa dell'incertezza dei costi di finanziamento. 

Le infrastrutture sono in testa come asset class più gradita nei prossimi 12 mesi, con un'intenzione di asset allocation netta del 21%, seguite dalle azioni quotate (19%) e dai fondi absolute return/hedge fund (12%). Di contro, il sentiment dei fondi sovrani verso la liquidità (-11%), l'immobiliare (-6%) e il private equity (-3%) è diminuito.

Sul fronte invece della transizione energetica lo studio ha rivelato che essa è considerata un'opportunità di investimento sempre più interessante, con il 30% dei fondi sovrani e delle banche centrali che la considera un tema di allocazione altamente prioritario e un ulteriore 27% che detiene qualche forma di investimento in energie rinnovabili e cleantech. 

“I sovrani che si occupano di sviluppo e, in particolare, di responsabilità, hanno spesso un forte orientamento al benessere della società, oltre a rendimenti costanti a lungo termine, che rendono questi investimenti attrattivi”, ha rimarcato Ringrow. "I flussi di cassa stabili e prevedibili su orizzonti temporali più lunghi sono interessanti per i fondi sovrani, che sono tra gli investitori a più lungo termine in assoluto".

 

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