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6/11/2014 | Massimo Morici
L’Europa oggi si trova in una situazione simile a quella del Giappone dopo diversi anni di crisi? Per Stefan Isaacs (nelle foto), gestore del fondo M&G European Corporate Bond, anche se è prematuro parlare di “giapponizzazione” dell’Europa, l’ipotesi di una politica a lungo termine della Bce a sostegno della liquidità, con rendimenti obbligazionari bassi e spread contratti, non sembra affatto remota. Certo, le ipotesi avanzate da molti già dal 2008, secondo cui il mondo sviluppato si avviava a ripetere l’esperienza giapponese, oggi sembrano ampiamente superate, spiega Isaacs: “La vigorosa ripresa della crescita in diverse economie sviluppate, in particolare Stati Uniti e Regno Unito, indica piuttosto che molti Paesi stanno evitando le trappole di liquidità e riescono a trovare la propria strada, anziché seguire ciecamente il Giappone verso l’oblio. Si può dire che le misure politiche superespansive hanno avuto un sostanziale successo”.
Questo, però, non vale in Europa, secondo il gestore, dove sembra che la lezione del Giappone non sia stata ancora assimilata. “Qui - prosegue Isaacs - il mercato obbligazionario sta prendendo molto seriamente questa ipotesi. I rendimenti sui bund decennali sono crollati da un livello appena inferiore al 2% alla fine dell’anno e l’inflazione scontata dal mercato è pari solo all’1,4% per i prossimi 10 anni, quindi ampiamente al di sotto della definizione quantitativa di stabilità dei prezzi fornita dalla Bce”. Quindi quanto è ragionevole il confronto con il Giappone e cosa potrebbero aspettarsi gli investitori obbligazionari se la storia dovesse ripetersi? “Il preludio alla recente esperienza europea non è stato molto diverso da quello del Giappone alla fine degli anni ’80. Le condizioni finanziarie eccessivamente accomodanti hanno prodotto un boom immobiliare, mercati con quotazioni elevate e la solita perdita di favore che ne consegue” risponde Isaacs.
Allora, come sta accadendo oggi in Europa, il Giappone si è ritrovato con un sistema bancario sovradimensionato e indebolito, e una popolazione ultraindebitata e sempre più anziana. “In Giappone come in Europa - prosegue il gestore - è mancata la capacità o la volontà di adottare politiche anticicliche e il meccanismo di trasmissione della politica monetaria si è inceppato. Entrambe le regioni hanno attraversato faticosamente periodi di forte apprezzamento valutario, anche se l’esperienza giapponese è stata più estrema, e una realtà di costante riduzione dell’indebitamento sia nel settore bancario che in quello delle famiglie. La mancanza di un intervento rapido e deciso per affrontare i problemi del settore bancario, contrariamente a quanto accaduto negli Stati Uniti, continua a limitare i prestiti all’economia dell’Eurozona in senso ampio, una situazione che riflette da vicino quella del Giappone negli anni ’90. E per quanto le dinamiche demografiche attuali in Giappone possano sembrare molto più preoccupanti di quelle che vediamo oggi in Europa, all’epoca erano molto più simili all’attuale situazione europea”.
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