I gestori valutano l'impatto sui mercati finanziari delle decisioni prese dalla Bce che ha abbassato il tasso di riferimento e annunciato un nuovo LTRO
Le mosse di Mario Draghi (nella foto) hanno certamente stupito i gestori anche se non tutti sono convinti sulla reale efficacia degli strumenti che il numero uno dell'Eurotower si è detto pronto ad usare. La Bce ha annunciato ieri un abbassamento del tasso di riferimento dallo 0,25% allo 0,15%, un taglio del tasso marginale di rifinanziamento dallo 0,75% allo 0,4% e infine un passaggio dallo 0% al -0,1% del tasso sui depositi, raggiungendo così il loro minimo storico e avvicinandosi ai tassi della Federal Reserve e delle altre banche centrali.
Non solo. Per combattere i rischi di deflazione e rilanciare il credito, la Bce ha tirato fuori le armi: un nuovo LTRO, definita da Draghi TLTRO, cioè Targeted Longer Term Rifinancing Operation (400 miliardi di euro allocati in due tranche, con scadenza nel 2018), con una contropartita dei prestiti al settore privato (immobiliare escluso); la Bce intende anche comprare asset-backed securities (ABS) e iniziare a un'operazione per rilanciare questo mercato. In più, l'Istituto di Francoforte pone fine alle operazioni di sterilizzazione del Securities Markets Program (SMP).
A seguito di queste decisioni, i gestori però si chiedono se la Bce sarà in grado di sradicare il rischio di deflazione. “Draghi ha mantenuto la sua promessa di agire, annunciando una combinazione di misure per ridurre i costi di finanziamento, iniettare nuova liquidità, creare una nuova fonte di prestito a tasso fisso e sostenere i finanziamenti per le piccole e medie imprese” spiega Sandra Crowl, membro del comitato investimenti di Carmignac Gestion. “La combinazione di tali azioni - prosegue- rappresenta un pacchetto convincente che ha tutte le potenzialità per dare un po’ di ossigeno all'economia dell'Eurozona. Abbassare i requisiti di garanzia per incoraggiare la domanda di asset backed securities da parte delle banche e il work in progress della Bce sull’acquisto diretto di asset backed securities, darà nuova profondità al piccolo mercato del credito e slancio al finanziamento delle aziende attraverso forme di prestito non bancario. Annunciando che tale azione non è ancora conclusa, Mario Draghi sta tenendo aperta la porta a ulteriori misure non convenzionali al fine di concretizzare l’obiettivo della BCE di un’inflazione inferiore ma prossima al 2%”.
Cauto è invece il giudizio di Bill Street, capo economista EMEA di State Street Global Advisors: "Se da un lato la Bce si è mossa leggermente al di là delle aspettative, dall’altro ci vorrà del tempo per vederne gli effetti complessivi sul mercato. Con questa mossa, la Bce pian piano prosegue nell’implementazione delle proprie linee guida estendendo l’applicazione delle aste a tasso fisso a piena aggiudicazione. È inoltre importante notare che la sospensione della sterilizzazione del Security Market Programme darà un notevole impulso all’ammontare di liquidità presente nel sistema, una mossa che va nella direzione di un quantitative easing. Tuttavia non sappiamo ancora per quanto tempo permarranno queste condizioni di maggiore liquidità e quanto saranno efficaci contro lo spettro della deflazione. In termini di quantitative easing, l’esperienza di altri paesi suggerisce che, a meno che la banca centrale sia pronta a realizzarlo su una vasta scala, l’impatto sull’inflazione rimarrà modesto".
Più dubbioso ancora è Azad Zangana, european economist di Schroders: "La decisione di lanciare le nuove TLTRO permetterà di controbilanciare questi costi, ma solo per gli istituti di credito che decideranno di partecipare a tale programma di stimolo. Dato che la grande maggioranza delle banche in questo momento può liberamente finanziarsi sui mercati, la partecipazione al programma sarà probabilmente inferiore alle attese. Inoltre, il target iniziale di 400 miliardi di euro annunciato ieri (elemento chiaramente volto a tranquillizzare la Corte Costituzionale tedesca) è secondo noi troppo basso e dovrebbe essere alzato ad almeno 1.000 miliardi di euro. L’interruzione delle operazioni di sterilizzazioni del programma SMP in teoria dovrebbe far calare i tassi sul mercato monetario, ma dato che sono vicino allo zero, l’intervento della Bce aiuterà ben poco l’economia reale".
Dopo le armi convenzionali, quale sarà, infine, la "exit strategy" della Bce? "Bisognerà dunque attendere l'estinzione dei LTRO, nel 2018, per parlare di “exit strategy” in zona euro, a meno che l'inflazione non sorprenda tutti gli attori e non risalga oltre il previsto, a causa di un gap di produzione meno importante e che si riduca più velocemente. In tutte le aree, l'uscita da queste politiche monetarie non convenzionali non può essere che progressiva e le banche dovranno essere prudenti e procedere per tappe. Questo lascia dunque un quadro monetario sempre favorevole a i mercati finanziari per ancora molti trimestri e spiana la strada agli asset rischiosi europei”, chiosa Patrice Gautry, capo economista di Union Bancaire Privée - UBP.
Condividi
Seguici sui social
Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti
Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione