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La BoE sorprende tutti e fa il falco. I commenti dei gestori

6/22/2023 | Daniele Riosa

La Bank of England ha deciso di alzare i tassi di interesse di 50 punti base portandoli dal 4,50% al 5%, livelli più alti dal 2008, superando le attese della comunità finanziaria che si aspettava un incremento di soli 25 pb


Mossa a sorpresa della Bank of England che aumenta i tassi britannici dal 4,5% al 5%. Si tratta del tredicesimo incremento consecutivo deciso dal Monetary Policy Committee della banca centrale di Londra. Vediamo di seguito come gli esperti commentano la decisione della BoE.

Secondo Jamie Niven, senior fund manager, fixed income di Candriam "la Banca d'Inghilterra ha sorpreso il mercato con un rialzo di 50 punti base, al di sopra di quasi tutte le stime degli economisti, ma è interessante notare come il comitato sia stato più allineato rispetto alle decisioni precedenti, con sette membri a favore e due che hanno votato per il mantenimento dei tassi attuali. In definitiva, pur essendo una sorpresa da falco, questa mossa potrebbe portare maggiore credibilità alla banca centrale e determinare una ripresa di alcune sottoperformance cross market viste di recente. In definitiva, la BoE potrebbe aver accettato che per raggiungere il proprio obiettivo di inflazione potrebbe essere necessaria una recessione. Se i tassi di base dovessero rimanere a questi livelli (o addirittura passare a livelli intorno al 6% prezzati dal mercato) ci aspettiamo che i consumatori vengano colpiti duramente, con potenziali tensioni soprattutto sul mercato immobiliare. La reazione della sterlina è piuttosto eloquente a questo proposito, visto che in questa fase ha subito un piccolo sell-off, nonostante la sorpresa da falco".

Andrew Jones, portfolio manager di Janus Henderson, spiega che “l'aumento odierno dei tassi di interesse dello 0,5% al 5% da parte del Monetary Policy Committee della Banca d'Inghilterra è stato superiore alle previsioni della maggior parte degli osservatori. Mentre i dati di ieri sull'inflazione complessiva e di base, più alti del previsto, avevano fatto scaldare il dibattito sull’entità dell’aumento, la maggioranza degli osservatori si aspettava un incremento più graduale, dello 0,25%. Nonostante le notizie di oggi, con un'inflazione che dovrebbe rimanere elevata nei prossimi mesi, ulteriori aumenti rimangono altamente probabili. Il MPC spera però che l'effetto ritardato degli aumenti dei tassi di interesse iniziati alla fine del 2021 e il calo dei prezzi dell'energia portino a una riduzione del tasso di inflazione in autunno”.

Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, sottolinea che “dopo i recenti dati sull’inflazione di maggio ben superiore alle attese (8,7% quella generale, 7,1% quella core) la Bank of England ha deciso di alzare i tassi di interesse di 50 punti base portandoli dal 4,50% al 5%, livelli più alti dal 2008, superando le attese della comunità finanziaria che si aspettava un incremento di soli 25 pb. I banchieri centrali hanno considerato le pressioni inflazionistiche ancora persistenti su livelli troppo elevati e ben lontane dal sentiero verso l’obiettivo del 2%. Hanno votato a favore di tale decisione ben 7 dei membri votanti rispetto a 2 contrari che preferivano mantenere il costo del denaro al 4,50%. Crediamo che la scelta sia stata necessaria ma riteniamo che sia arrivata anche troppo tardi. La BoE doveva avere una stance più hawkish nei mesi precedenti mantenendo così più credibilità e reputazione rispetto all’impegno di riportare l’inflazione al 2%. Nel comunicato la BoE ha previsto di intervenire nuovamente con ulteriori rialzi in caso di pressioni inflazionistiche ancora elevate nei prossimi mesi. Dopo l’annuncio della BoE sono aumentate notevolmente le vendite sul FTSE 100 che perde oltre 1 punto percentuale”.

Per Katharine Neiss, chief European economist di PGIM Fixed Income, "la recente accelerazione dell'inflazione di base e della crescita dei salari ha chiaramente spaventato il Monetary Policy Committee che ha accelerato il ritmo dei rialzi dei tassi d'interesse da 25 a 50 punti base. Inoltre, è stato anche lasciato intendere che probabilmente ne arriveranno altri. Resta da vedere se questo passo avanti nella lotta all'inflazione della BoE sia sufficiente, ma un andamento più veloce e un punto d’arrivo più elevato per i tassi di interesse suggeriscono che sarà difficile evitare un hard landing per l'economia britannica. Un rialzo più aggressivo dei tassi potrebbe significare che la BoE si metterà al passo per domare l'inflazione, ma dati i ritardi nelle politiche c'è il rischio che oltre a inseguire nella salita dei tassi, la banca centrale finisca per inseguire anche nella discesa".  

Jim Leaviss, cio public fixed income di M&G Investments, rileva che "la banca centrale ha aumentato i tassi per 14 mesi di fila, eppure l'inflazione di fondo rimane alta e in aumento, quindi non è difficile capire perché la BoE abbia ritenuto di dover accelerare ancora una volta l'aumento dei tassi, anche se l'opinione che stia cercando di progettare una recessione per ridurre l'inflazione la mette in una posizione terribile. Se la media dei tassi sarà del 5,5% per circa 3 anni, come suggerisce la Banca, la condizione di disagio per i mutui sarà piuttosto persistente. I mercati prevedono un picco dei tassi del 6% entro dicembre di quest'anno. La sensazione è che si assisterà a un rallentamento dell'economia, che dovrebbe far scendere anche l'inflazione, e se ciò accadesse ci si potrebbe aspettare un taglio dei tassi nel 2024. La cattiva notizia per la BoE e il Governo sarà però che molti titolari di mutui avranno stipulato un contratto al momento del picco del ciclo dei tassi e non potranno quindi beneficiare appieno dei tagli. Le attese di inflazione del Regno Unito, misurate dal tasso di inflazione di pareggio derivato dai prezzi delle obbligazioni indicizzate, sono oggi solo marginalmente in calo. A 5 anni sono al 4,08% su base Retail Price Index (quindi implicano circa il 3% su base Consumer Price Index) in media nei prossimi 5 anni. In altre parole, i mercati non si aspettano che la BoE raggiunga il suo obiettivo di inflazione in media in questo periodo".

Anche per gli esperti di Legal & General Investment Management, "la Banca d’Inghilterra si è rivelata più 'hawkish' del previsto, avendo innalzato ulteriormente i tassi d’interesse di ben 50 punti base, invece dei 25 previsti. Questo è un segnale chiaro per i mercati su quanto l’istituto di credito centrale del Regno Unito sia intenzionato a ridurre il livello dell’inflazione e su come non si tirerà indietro dal reagire con ancora più veemenza, qualora questa non dovesse tornare su valori giudicati accettabili. La reazione immediata del mercato è stata un appiattimento della curva dei tassi di interesse, con la speranza che le misure drastiche prese oggi eviteranno ulteriori inasprimenti della politica monetaria domani. Una cosa che sicuramente salta all’occhio degli investitori e dei player di mercato è che la BoE sembra stia progressivamente slegando la sua politica monetaria dalle loro previsioni e da quell’approccio fortemente improntato sui dati che l’aveva sempre caratterizzata; un fattore che dovrebbe impedire all’inflazione di andare fuori controllo e che dà un po’ di speranza a chi ha investito nei GILT".

Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm Milano, sottolinea che "la Banca d'Inghilterra deve fare i conti con un'inflazione ostinatamente persistente: i dati shock di mercoledì hanno mostrato che il dato generale sull’inflazione a maggio è rimasto fermo all'8,7%, mentre l'inflazione core ha registrato un'impennata, salendo al 7,1%, il valore più alto degli ultimi 30 anni. Alla luce di questi numeri, ieri la BoE non ha potuto che aumentare i tassi di 50 punti base, portando il tasso di finanziamento al 5,0%. La decisione è stata presa con un consenso abbastanza ampio con 7 membri del comitato (contro 2) che si sono trovati d’accordo su un rischio inflazione elevato. La lotta all'inflazione rimane un obiettivo fondamentale per la BoE, mentre i consumatori inglesi sono sotto pressione da un lato per la crisi causata dal carovita e dall’altro per l'aumento delle rate dei mutui causato dall'aumento dei tassi. Il ciclo economico e quello politico non sono sincronizzati e potrebbe quindi rendersi necessaria una recessione per contenere l'inflazione. È chiaro che la situazione sarà politicamente insostenibile se l'inflazione continuerà a salire, per questo il primo ministro Sunak è intervenuto con una dichiarazione per ribadire il suo impegno a dimezzare l'inflazione quest'anno e a tornare all'obiettivo del 2%. Il disallineamento tra ciclo economico e politica appare ancora più evidente, soprattutto perché la promessa di tagli fiscali pre-elettorali nel 2024 diventa più difficile da mantenere a questo punto per il governo, con un debito pubblico che ha superato il PIL per la prima volta dal marzo 1961. Reiterare l’impegno a rallentare l’inflazione per quest’anno e promettere allo stesso tempo crescita economica e riduzione del debito sarà decisamente arduo per il ministro delle finanze viste le sfide che il Regno Unito ha davanti a sé".

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