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La BCE prende tempo. I commenti dei gestori

4/14/2022 | Daniele Riosa

Nessuna sorpresa dalla riunione odierna della Banca Centrala Europea il cui consiglio direttivo ha deciso di lasciare i tassi di interesse invariati


Nessuna sorpresa dalla riunione odierna della Banca Centrala Europea il cui consiglio direttivo ha deciso di lasciare i tassi di interesse invariati e ha indicato che gli acquisti netti di asset in ambito App dovrebbero concludersi nel terzo trimestre.

Michele Morra, portfolio manager di Moneyfarm, sottolinea che “Come da attese la Bce ha lasciato i tassi invariati, ma la retorica continua a essere decisamente restrittiva, con la reiterazione della fine del QE nel terzo trimestre del 2022. Anche in Europa vediamo come la ‘forward guidance’ continui a mirare al controllo delle aspettative di inflazione rispetto a fornire rassicurazioni sul supporto alla crescita economica. Non sappiamo quanto tale risolutezza possa protrarsi nel tempo, specialmente in un contesto di inflazione guidata dai prezzi delle materie prime più che dalla domanda aggregata e in cui la politica fiscale sarà chiamata a supportare famiglie e imprese”.

“In tale contesto - continua il manager - il premio al rischio dell’azionario europeo, sembra giustificare solo parzialmente l’effetto sugli utili aziendali di restrizione monetaria, rischi di recessione e inflazione. Lato obbligazionario, sebbene l'Europa periferica cominci a offrire rendimenti a scadenza interessanti (con il decennale italiano che ha superato il 2.3%), con la riduzione del QE alle porte e un probabile rallentamento dell’economia, gli spread potrebbero subire delle pressioni al rialzo. Per tale ragione riteniamo preferibile continuare a diversificare la componente a reddito fisso, includendo anche obbligazioni potenzialmente meno redditizie, ma più resilienti in periodi di stress”. 

Per Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, “il meeting della BCE è stato lievemente più accomodante del previsto. Non ci sono state particolari sorprese con Christine Lagarde che ha confermato e argomentato le decisioni prese nella riunione precedente ovvero la rimodulazione del piano di acquisto di titoli governativi APP e il possibile termine del programma nel terzo trimestre. Il rialzo dei tassi di interesse verrà effettuato solamente alla conclusione del piano di acquisti”.

Secondo il gestore ci sono “pochi elementi interessanti. Lagarde ha sottolineato, ma era ampiamente scontato, l’aumento dei rischi sulle pressioni inflazionistiche nel breve termine. Il mercato, dopo il precedente meeting dove i falchi avevano dominato, si aspettava qualche commento più focalizzato sul forte impegno della BCE a ridurre l’inflazione. Molti addetti ai lavori si aspettavano anche una forte apertura a un possibile rialzo dei tassi di interesse nel mese di luglio. Lo scenario più probabile, a nostro avviso, rimane quello di un rialzo del costo del denaro a fine terzo trimestre o inizio quarto (meeting di settembre o ottobre). Il cambio eurodollaro è sceso da 1,0915 a 1,0825”.

Wolfgang Bauer, fund manager di M&G public fixed income team, rileva che "la BCE è ferma al momento. L’aumentata incertezza economica causata dalla guerra in Ucraina fa passare in secondo piano le crescenti pressioni inflazionistiche in Europa. Quindi, anche se ha riconosciuto che l’inflazione si è notevolmente intensificata e diffusa a molti settori, la BCE ha scelto di mantenere 'opzionalità, gradualismo e flessibilità', lasciando i tassi inalterati. Se da un lato è comprensibile che la Presidente Lagarde non voglia intraprendere una strada più assertiva verso la normalizzazione della politica monetaria considerando le difficoltà attuali sul lato della domanda e della fiducia delle imprese in Europa, l’ovvio rischio è che la banca centrale resti ulteriormente indietro della curva, il che potrebbe spingerla ad agire in modo ancora più vigoroso nel corso dell’anno se l’inflazione continuerà a regnare sovrana".

Anna Stupnytska, global macro economist di Fidelity International, spiega che "nella riunione di oggi, la BCE, in linea con le aspettative, non ha intrapreso alcuna azione politica e ha confermato un'uscita più rapida dal quantitative easing. La BCE sta affrontando un difficile trade-off che è molto più complesso di quello affrontato da altre Banche Centrali di Paesi sviluppati. Da un lato, è chiaro che l'attuale posizione politica in Europa, con i tassi d'interesse ancora negativi e il bilancio in crescita, è troppo debole per l'alto livello d’inflazione, che sta diventando sempre più ampio e radicato. D'altra parte, tuttavia, l'area euro sta affrontando un enorme shock alla crescita, guidato contemporaneamente sia dalla guerra in Ucraina, sia dall'attività cinese colpita dalla politica zero-Covid. I dati relativi al trading ad alta frequenza segnalano già un forte colpo all'attività dell'area euro nel periodo marzo-aprile, con indicatori relativi ai consumi preoccupantemente deboli. La recessione in Europa era già il nostro 'caso base', ma la sua entità e la sua durata dipendono in modo cruciale dalla natura di ulteriori sanzioni alla Russia. Poiché un embargo completo sull'energia sta diventando sempre più probabile, lo è anche lo scenario di recessione peggiore".

L'analista ritiene che "man mano che lo shock della crescita diventerà più evidente nei dati nelle prossime settimane, l'attenzione della BCE si sposterà probabilmente dall'elevata inflazione verso il tentativo di limitare le difficoltà economiche e di mercato, mentre le conseguenze dell'invasione dell'Ucraina si espandono all'interno del sistema. Non ci aspettiamo che la BCE aumenti i tassi fino al quarto trimestre di quest'anno o all'inizio del 2023".

Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, mette in luce che "dal comunicato e dalle parole della Lagarde di fatto ne è emersa una sorta di presa di tempo e rinvio delle decisioni a giugno, concedendo alle presumibili maggiori pressioni dei falchi (dopo il marcato rialzo dell'inflazione) la concessione sul fatto che gli argomenti a favore di uno stop del Qe nel terzo trimestre diventano ancora più forti. La Lagarde ha dato 'un colpo alla botte ed uno al cerchio' enfatizzando sia il rischio al rialzo per l'inflazione sia quello al ribasso per la crescita, sottolineando come dall'ultimo lending survey condotto tra le banche dell'area sia emersa l'intenzione di applicare credit standard più restrittivi nei prossimi mesi".

Per Pasquale Diana, head of macro research di AcomeA SGR, “la BCE sa che deve normalizzare la politica monetaria prima portando a termine il QE, e poi alzando i tassi. Allo stesso tempo, non può correre il rischio di creare tensioni finanziarie eccessive, che a loro volta la obbligherebbero a fare marcia indietro. Ecco allora che si creano le basi per un possibile compromesso tra falchi e colombe. Da un lato la BCE segue la scia della Fed e delle altre banche centrali. Non facendolo, la BCE correrebbe il rischio di un deprezzamento eccessivo dell’euro il che creerebbe a sua volta ulteriori pressioni inflattive. D’altro canto, la BCE può porre le basi per un nuovo strumento, con dettagli tutti da definire, che combatterà la frammentazione e garantirà una efficace trasmissione della politica monetaria nell’eurozona”.

Annalisa Piazza, fixed income research analyst presso MFS IM, ricorda che "il consiglio direttivo della BCE non ha apportato modifiche alla sua posizione di politica monetaria, dopo l'orientamento relativamente prudente comunicato nella riunione di marzo. Il consiglio direttivo ha confermato la sua intenzione di avviare una normalizzazione della politica monetaria nei prossimi mesi, dal momento che la BCE è sempre più preoccupata per l'attuale dinamica dell'inflazione e per i possibili effetti di secondo livello sulle aspettative".

Reto Cueni, senior economist di Vontobel, crede che "qualsiasi ulteriore escalation del conflitto in Ucraina che porti a sanzioni ancora più severe, in particolare ulteriori embarghi sulle importazioni di energia russa, spingerà la BCE ancora di più tra l'incudine e il martello, poiché questo spingerebbe nuovamente i prezzi dell'energia e l'inflazione ancora più in alto e contemporaneamente smorzerebbe le prospettive di crescita dell'Eurozona, un incubo per una banca centrale. Nel complesso, la dichiarazione della BCE e i commenti della presidente Lagarde hanno chiarito che la BCE non si impegnerà in un ciclo di veloce tightening e la discrepanza con la Fed statunitense aumenterà ulteriormente nei prossimi mesi, il che è stato anche riflesso dai movimenti di prezzo nel deprezzamento dell'euro contro il dollaro durante la conferenza stampa".

Pietro Baffico, european economist di abrdn, evidenzia che "i commenti della Lagarde sono stati nel complesso meno falchi di quanto il mercato si aspettasse dopo l'impennata dell'inflazione a marzo, e il consiglio direttivo ha confermato che gli acquisti netti di asset nell'ambito dell'APP dovrebbero essere conclusi nel terzo trimestre. Sebbene questo fosse già contemplato dalla riunione di marzo, indica ancora più chiaramente che la finestra per il rialzo dei tassi è ancora aperta per il quarto trimestre. Dato che la BCE rimane aperta sui tempi di interruzione degli acquisti netti nel terzo trimestre, c'è ancora la possibilità che questi si concludano prima di settembre, per rendere la riunione "allerta" su un possibile aumento dei tassi. D'altra parte, questa conferma chiude la porta alle speculazioni su un improvviso primo rialzo dei tassi a giugno o luglio".

Charles Hepworth, investment director di Gam, sottolinea che "dopo una svolta aggressiva nel mese di marzo volta a ridurre gli acquisti di obbligazioni un po' più velocemente del previsto, la riunione odierna della BCE è stata una sorta di non-evento in termini di eventuali nuove notizie, anche perché piuttosto ravvicinata all'ultimo meeting. Il Consiglio direttivo, nel mantenere la narrativa di 'opzionalità, gradualità e flessibilità' sul ridimensionamento degli acquisti di obbligazioni, si aspetta ora di terminare gli acquisti netti entro la fine del terzo trimestre di quest'anno, il che rappresenta l'unico reale elemento di novità. La guerra in Ucraina continua a confondere le acque per le previsioni dell’istituto centrale e, nonostante l'inflazione rimanga dilagante, ciò ha spinto a rimandare ancora per qualche altro mese ogni decisione sulla politica di una certa importanza, il che con probabilità renderà la riunione di giugno un evento importante per i mercati".

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