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4/11/2024 | Daniele Riosa
Come ampiamente previsto dagli analisti, la BCE ha tenuto i tassi invariati. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%. Vediamo come i gestori commentano le decisioni prese dall’istituto di Francoforte
Gurpreet Garewal, macro strategist, fixed income and liquidity solutions di Goldman Sachs Asset Management, sottolinea che “la BCE continua a segnalare un inizio di riduzione dei tassi in estate, a fronte di un andamento dell'inflazione e delle condizioni del mercato del lavoro in linea con le aspettative. Siamo propensi a sovrappesare i tassi europei rispetto ad altri mercati, in quanto sia la crescita che l'inflazione favoriscono una riduzione delle politiche monetarie restrittive. Tuttavia, come dimostra la storia degli Stati Uniti, la traiettoria dei tassi di interesse dipende dai dati e richiede un approccio dinamico alle esposizioni alla duration”.
Des Lawrence, senior investment strategist di State Street Global Advisors, rileva che “l'inflazione a livello domestico è una delle preoccupazioni principali per la BCE ed è fortemente influenzata dall'inflazione dei servizi (che attualmente si attesta al 4,0% e contribuisce in modo sostanziale all'inflazione headline). L'inflazione dei servizi è a sua volta piuttosto sensibile all'inflazione salariale, da cui l'attenzione della BCE per l'andamento dei salari. Riteniamo che la BCE possa continuare a preparare il mercato a un taglio dei tassi nella riunione di giugno. A meno di sorprese significative sui prossimi dati salariali e sull'inflazione, riteniamo che quest'anno la BCE possa probabilmente realizzare tagli dei tassi di circa 100 punti base”.
Roberto Rossignoli, senior portfolio manager di Moneyfarm, spiega che “come ampiamente previsto dal consensus, nel corso della riunione di oggi l’Eurotower ha optato per la quinta volta consecutiva per il mantenimento dei tre tassi d’interesse di riferimento agli attuali livelli record. Una mossa che torna a sottolineare l’approccio prudente dei policymaker europei, che restano alla ricerca di nuovi e più forti segnali di un rallentamento dei prezzi, come potrebbe essere il raffreddamento della dinamica salariale. Questa linea “attendista” trova riscontro nelle ultime dichiarazioni di Christine Lagarde, secondo la quale occorrerà attendere almeno la fine del primo semestre per avere un quadro più completo. Ad ogni modo, il trend calante dell’inflazione, sempre più vicina al target del 2%, unito alla politica di allentamento monetario intrapresa dalla Svizzera, lasciano sperare gli investitori in un primo taglio dei tassi già a giugno. Sembrerebbe dunque profilarsi una divergenza tra la politica monetaria della Fed e quella della Bce: mentre la prima è chiamata ad affrontare crescenti pressioni inflazionistiche in un contesto di crescita economica robusta, la seconda è alle prese con il difficile compito di calibrare le proprie mosse e tenere conto delle loro potenziali ripercussioni su valute e prezzi al consumo a livello globale”.
Nick Sheridan, portfolio manager di Janus Henderson, ricorda che “ieri l'IPC (indice dei prezzi al consumo) statunitense ha sorpreso con un rialzo, riducendo le aspettative del mercato sul numero e sulle tempistiche dei tagli ai tassi d'interesse statunitensi. Con l'annuncio di oggi la BCE ha mantenuto i tassi di interesse fermi, ma ha riconosciuto che l'inflazione è in calo. Sebbene le dichiarazioni odierne della Presidente della BCE Christine Lagarde, che ha dato prova di grande cautela, abbiano fatto ritenere ai mercati che i tassi d'interesse europei potrebbero scendere nel corso dell'estate, ciò aumenta la possibilità che la BCE riduca i tassi d'interesse prima della Federal Reserve. L'ultima volta che la BCE e la Fed si sono mosse in direzioni diverse è stato nel marzo 2016, quando l'Europa ha visto ridurre i tassi mentre i tassi statunitensi iniziavano a salire. I probabili effetti di tali tagli sono l'indebolimento dell'euro nei confronti del dollaro, l'aumento dei prezzi del petrolio (valutato in dollari) che impatterebbe sull’inflazione; per la BCE si tratta ancora di un gioco di equilibri”.
Felix Feather, economist di abrdn, mette in luce che “come previsto, la banca ha inoltre posto le basi per un imminente ciclo di allentamento modificando la sua dichiarazione di politica monetaria. La decisione odierna conferma che, a parte eventuali sorprese economiche di grande rilievo, la banca si prepara a effettuare un taglio dei tassi nella riunione di giugno. Non ci aspettiamo, tuttavia, che la banca si affretti a tagliare i tassi d'interesse. Benché abbiano abbracciato l'idea di un taglio dei tassi, i funzionari hanno anche sottolineato la necessità di mantenere una politica restrittiva per un certo periodo di tempo, il che precluderebbe una serie di tagli molto bruschi Ciononostante, ci aspettiamo che la banca effettui diversi tagli di 25 punti base prima della fine dell'anno”.
Secondo Francesco Pesole, FX Strategist di ING, “la reazione dei mercati finanziari è stata generalmente contenuta dopo la pubblicazione del comunicato e la conferenza stampa della Presidente Lagarde, poiché il leggero cambiamento nella comunicazione è stato in linea con le aspettative del mercato secondo cui i tagli dei tassi inizieranno a giugno. L'euro si è leggermente deprezzato dopo l'annuncio, ma il movimento è stato rapidamente invertito dopo la pubblicazione dei dati sull'inflazione dei prezzi alla produzione (PPI) negli Stati Uniti, inferiori alle attese. L'EUR/USD continua a essere quasi interamente influenzato dai dati statunitensi, mentre le aspettative stabili di allentamento monetario della BCE per il momento non hanno un effetto significativo sul mercato valutario. Sul mercato obbligazionario, i rendimenti delle obbligazioni decennali tedesche sono calati leggermente (di circa 5 punti base). Lo spread BTP-Bund a 10 anni è essenzialmente invariato intorno ai 140 punti base”.
Alexander Batten, fixed income portfolio manager di Columbia Threadneedle Investments: “Negli Stati Uniti, gli ultimi rialzi inflazionistici hanno messo in dubbio la possibilità che la Federal Reserve avvii un ciclo di allentamento nel corso dell’anno, con il rischio che anche le altre banche centrali non iniziassero il proprio processo di allentamento prima della banca statunitense. Tuttavia, non sembra essere questo il caso per quanto riguarda l’Eurozona. Infatti, le recenti dinamiche dell’inflazione, dei salari e degli utili sono in linea con una politica di tagli dei tassi e la BCE ha chiaramente deciso di impostare la politica monetaria sulla base delle condizioni interne piuttosto che su dinamiche internazionali.Oltre a sottolineare che la Bce è “indipendente dalla Fed”, la Presidente Largarde ha precisato che l’andamento della politica monetaria è subordinato ai dati in attesa da aprile a giugno. Tuttavia, menzionando ripetutamente l’introduzione di una guidance sui tagli, la Presidente della Bce lascia intendere che il primo taglio si farà a giugno, ma che successivi dati potrebbero rallentare il processo di allentamento”.
Nicolas Forest, cio di Candriam, prevede che “la presidente Christine Lagarde dovrà adottare un approccio diverso e perseguire una strategia monetaria indipendente in futuro. Questo è un elemento particolarmente critico se si considera la sua posizione restrittiva e il suo impatto sull'economia europea. Prevediamo ancora due tagli dei tassi dopo giugno, ma Lagarde non si impegnerà a definire in anticipo un percorso specifico per i tagli futuri. Continuerà a dipendere dai dati e valuterà la situazione riunione per riunione. Questo approccio è particolarmente cauto in un momento in cui i prezzi del petrolio salgono a nuovi massimi tra rischi geopolitici e una domanda più forte nel breve termine. Il timore principale è che l'inflazione complessiva possa tornare a salire”.
Ann-Katrin Petersen, chief investment strategist for Germany, Austria, Switzerland and Eastern Europe at the BlackRock Investment Institute: “La presidente Lagarde ha ribadito che un primo taglio dei tassi è probabile a giugno, a condizione che i dati siano conformi. In particolare, non si sa ancora quale sarà il ritmo dei tagli successivi. Lagarde ha ribadito che la BCE seguirà un ‘approccio dipendente dai dati, da riunione a riunione’. Rispetto alla Fed, la BCE si trova ad affrontare una crescita più debole e ha innalzato ulteriormente la politica restrittiva. La recente forte crescita dei posti di lavoro e l'inflazione costante rendono improbabile un taglio della Fed a giugno. Pertanto, la BCE probabilmente taglierà per prima, ma potrebbe poi muoversi più lentamente se la Fed ritarda i tagli”.
Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, pensa che “la BCE ha aperto la strada a un cambiamento di politica, con la certezza che la disinflazione continuerà e che la moderazione della crescita dei salari sia un ingrediente fondamentale. Mentre alcuni membri del Consiglio direttivo avrebbero voluto tagliare i tassi già oggi, la maggioranza ha preferito attendere l'aggiornamento delle prospettive a giugno. Ci aspettiamo che questi dati siano coerenti con la proiezione di disinflazione e che il Consiglio direttivo si attenga al suo discorso di oggi, secondo cui sarebbe opportuno ridurre l'inasprimento della politica monetaria. Continuiamo a prevedere un primo taglio di 25 punti base entro giugno”.
Secondo Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, "la Bce ha adottato una forward guidance altamente dipendente dai dati. La banca centrale ha dichiarato che renderà la politica monetaria meno restrittiva quando saranno soddisfatte tre condizioni: calo dell'inflazione sottostante, prospettive di inflazione in linea con l'obiettivo e forza della trasmissione della politica monetaria. Questo è un chiaro segnale che molto probabilmente taglierà i tassi a giugno, a patto che non ci siano sorprese significative nei dati futuri. Inoltre, indipendentemente dal fatto che sia visto in relazione al tasso neutrale o al tasso d'inflazione, il tasso di riferimento è in territorio altamente restrittivo. La Bce potrebbe facilmente tagliare i tassi di interesse di 100 punti base e continuare a sostenere di essere in un territorio altamente restrittivo. Ritengo pertanto che quest'anno assisteremo a una sequenza di tagli da parte della banca centrale europea, per un valore complessivo di 100-125 punti base”.
Secondo Martina Daga, macro economist di AcomeA SGR, “rimane invece incertezza sul ritmo dei tagli, che non è stato oggetto di commenti durante la conferenza stampa. Il mercato è entrato nel meeting di oggi prezzando circa 85 bp di tagli ai tassi di riferimento entro la fine dell’anno, ovvero 3 o 4 tagli da 25 bp ciascuno, nelle rimanenti 5 riunioni di politica monetaria per il 2024. Anche se durante la conferenza stampa Lagarde ha ancora una volta ribadito la propria indipendenza dalla Fed e il fatto che il trend di inflazione delle due aree geografiche abbia driver differenti, le conseguenze di un’eventuale divergenza nella politica monetaria si rispecchieranno nella stipula delle proiezioni macro. Anche a seguito degli ultimi dati sull’inflazione negli Stati Uniti, è sempre più probabile che almeno nel breve periodo la politica monetaria delle due principali banche centrali prenderà direzioni differenti, allineandosi alla situazione economica delle due aree geografiche. La Fed dovrà probabilmente rivedere la propria politica monetaria, considerando la riaccelerazione del ritmo di crescita dell’inflazione e un mercato del lavoro ancora particolarmente forte”.
Konstantin Veit, portfolio manager di PIMCO, prevede che “se i dati in arrivo, in particolare quelli relativi a salari e profitti, confermeranno nel complesso lo scenario previsto nelle proiezioni di marzo, pensiamo che la BCE taglierà i tassi a giugno. Una volta che la BCE inizierà a tagliare i tassi, crediamo che procederà con cautela in convenzionali step da 25 punti base. I mercati hanno scontato un cospicuo numero di tagli dei tassi. Di conseguenza, le valutazioni appaiono più ragionevoli e sono ora in linea con la nostra previsione di tre tagli quest'anno. I rischi sono probabilmente orientati verso un minor numero di tagli, soprattutto a causa della vischiosità dell'inflazione dei servizi, della tenuta del mercato del lavoro, dell'allentamento delle condizioni finanziarie e delle considerazioni sulla gestione del rischio da parte della BCE”.
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