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10/3/2023 | Max Malandra
“Zombie. Ma se volete anche i più letterari Frankenstein, o Dracula, o il sempreverde Squalo o il radioattivo Godzilla. Mostri di ogni forma e dimensione da cui veniamo attratti, o a cui capitiamo davanti per caso, o che ci inseguono senza sosta con l’unico scopo di annientarci, di mangiarci o di incenerirci. Mostri che generano in noi paura, orrore, shock e che si materializzano quando tutto sembra perfetto, la vita scorre piacevole e tranquilla, l’ottimismo è alle stelle. E siamo tanto euforici che non ci avvediamo del pericolo imminente”.
La prende alla lontana (ma neanche troppo) Andrea Forni (CFTe), consulente finanziario ed esperto di investimenti tematici, autore de "La ruota dei mercati finanziari" e di "Investire nei megatrend del futuro".
“In realtà potremmo definirlo il prologo di quello che (probabilmente) sta per succedere sui mercati finanziari e che possiamo leggere tra le righe dei grafici. Non che avessi taciuto i miei dubbi, timori e le mie sensazioni nei mesi passati. Forse sono stato troppo «conservatore», ma tutto questa euforia per mercati trainati da una manciata di titoli tecnologici non la capivo proprio”.
Qual è lo scenario di riferimento?
Da un anno a questa parte i dati macroeconomici segnalano una situazione drammatica nel mondo occidentale: guerra in Europa, alta inflazione, costi energetici folli, produzione industriale ridotta ai minimi termini, crescita del Pil praticamente azzerata dopo la sbornia post-pandemia che aveva scambiato un fisiologico rimbalzo per qualcosa che strutturalmente non poteva durare, continue manovre restrittive di politica monetaria con le Banche centrali che combattono una battaglia, peraltro più volte dichiarata, per mantenere la stabilità dei prezzi (Lagarde docet) e rintuzzare l’inflazione al suo fisiologico due per cento, governi alle prese con un debito pubblico che si gonfia sempre più e con un costo sempre maggiore, famiglie vessate da costi sempre più alti (vitto, alloggio, mutui, bollette, scuola dei figli, spese mediche, spese voluttuarie) che erodono sia il potere d’acquisto di salari al palo (almeno in Europa, e soprattutto nel Sud Europa) sia i risparmi di una vita. Oggi, a questo allegro quadretto, si aggiunge la situazione del mercato immobiliare cinese che rischia di trascinare anche quei risparmiatori in un vortice di terrore e minare la crescita dell’Asia al traino del Dragone.
Quindi?
La classe media globale si è infilata in un lungo tunnel nero dal quale vedrà nuovamente la luce uscendone trasformata in classe proletaria. D’altronde, se i robot hanno ormai sostituito la classe operaia di una volta, oggi sono i colletti bianchi a diventare i «nuovi operai». Tecnologici certo, almeno fino a quando l’Intelligenza Artificiale, in cui i risparmiatori hanno investito in questi ultimi tre anni di bolla speculativa, non spazzerà via ogni residuo di lavoro «intellettuale». Risparmiatori che si stanno risvegliando dal sogno, dalla sbornia di indici di borsa sempre puntati all’insù.
Ma sui mercati cosa sta succedendo?
Nei nostri tanti indicatori di sentiment siamo passati in due mesi dalla «Greed» più feroce alla «Fear» con un breve intervallo di sentiment neutro a settembre. È bastato che la BCE alzasse ancora i tassi (e non a sorpresa, visto che le intenzioni erano chiare da un pezzo) per svegliare la folla dal sogno di gloria e farla precipitare nell’incubo. L’analisi intermarket e il modello «Ruota dei mercati» che tiene sotto controllo una settantina di asset, non lasciavano tranquilli. Anche perché, sebbene gli esperti sui media tradizionali e social giuravano che «questa volta è diverso» l’analisi intermarket ci mostrava sulle quattro asset class la più classica sequenza di accadimenti tipici dell’avvicinarsi di una recessione, o quanto meno di una forte contrazione economica: prezzi delle obbligazioni in crollo verticale in risposta a rendimenti sempre più alti, inversione della curva degli stessi, predominio di poche valute rifugio, materie prime industriali abbandonate al loro destino con il crollo della produzione, indici dei noli marittimi sui minimi storici, flussi di liquidità che si concentrano sulle Blue Chip e, da ultimo, la fiammata del petrolio che storicamente ha sempre segnato l’inizio «della fine».
A che punto siamo, quindi?
Guardando al Business Cycle siamo ancora nella Fase 2, quella per intenderci che ci farà giungere con lacrime e sangue al tanto sospirato «minimo» da cui ripartire. Minimo che potrebbe anche essere superiore a quello toccato in piena ondata pandemica nel 2020, ma che è, secondo i miei calcoli, ancora ben distante dai livelli a cui veleggiano oggi gli indici principali. Se ciò dovesse accadere in questo quarto trimestre, mi aspetterei di leggere titoli di giornali melodrammatici del tipo «Niente rally di Natale. Investitori nel panico». E il mercato tornerebbe a essere percepito come un Mostro.
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