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7/18/2011 | redazione
Nonostante la gravità della crisi Pictet all'interno del “Estratto della Nota di Strategia di Pictet – 15 luglio 2011" rimane costruttiva anche se ulteriori turbolenze non sono da escludere: da qui la scelta di tenere le azioni, ma utilizzare prodotti difensivi. Oggi più che mai, debito EM e US High Yield sono elementi indispensabili di portafoglio per diversificare e limitare la volatilità dei governativi.
Secondo Andrea Delitala, Head of Investment Advisory e Marco Piersimoni, Investment Advisory di Pictet sul fronte macro l’andamento dei mercati finanziari è stato pesantemente condizionato dal rinnovato acuirsi delle tensioni sui titoli pubblici dell’area euro. Dal canto loro, le notizie macroeconomiche non hanno contribuito a rasserenare il clima, anche se oramai i mercati finanziari e gli economisti hanno integrato nelle loro previsioni uno scenario di crescita economica ben più debole di quanto fosse pochi mesi fa. Dalla fine di giugno, infatti, gli indicatori che registrano le sorprese economiche hanno smesso di peggiorare e sono moderatamente migliorate.
Come detto di recente, interpretiamo la fase attuale come un rallentamento della crescita mondiale dovuto a molteplici motivi: fattori esogeni (aumento del prezzo del petrolio, terremoto in Giappone), rallentamenti dell’attività desiderati ed ottenuti per contrastare l’inflazione (Cina), fine degli stimoli di politica fiscale (dettata dallo stato dei bilanci pubblici e pressoché obbligata dalle “punizioni” inferte dai mercati al minimo dubbio sulla stabilità fiscale), inizio di stance diverse di politica monetaria (BCE in testa).
Il comportamento delle società determinerà se l’esito degli shock sarà un rallentamento della fase espansiva od una vera e propria inversione ciclica. Nel contesto attuale, è fondamentale analizzare l’impatto sulla crescita economica dell’andamento delle scorte e di quello degli investimenti. Le imprese decidono i piani di produzione stimando la domanda finale.
Sul fronte obbligazionario per contenere la crisi occorre sottrarre almeno i debitori sani dal circolo vizioso del mercato. Per questo immaginiamo tre requisiti:
1. Massima determinazione dei Paesi a perseguire la traiettoria di bilancio sostenibile (basata sulla convergenza al rapporto Debito/PIL del 60% in 20 anni) e almeno il pareggio in tempi brevi.
2. Disponibilità dell’EFSF (anche oltre ai €500 mld dell’ESM) a supportare Paesi solvibili a tassi prefissati (o tarati sul risk-free) in base a stress-test condotti utilizzando gli stessi tassi come plafond per il costo del debito.
3. Impiego deciso della BCE nella difesa del mercato secondario dei Paesi giudicati solvibili in base al punto 2.
Sul fronte azionario nonostante le banche trattino a multipli superiori al mercato, le azioni in generale continuano a scambiare su multipli assolutamente convenienti, secondo molte metriche a livelli solo di poco superiori ai minimi assoluti di marzo 2009, inizio del rally. La perdita di fiducia degli investitori che comprano azioni tramite fondi comuni (in buona parte retail), è ben evidente sul mercato americano: siamo passati da $140 mld di sottoscrizioni nette (media annuale) del periodo 1992/2007 a $72 mld di riscatti netti (media annuale) dal 2007 ad oggi. L’assenza di interesse contribuisce a mantenere le valutazioni sotto le medie storiche. Questo fenomeno non si risolverà velocemente, visto il danno inferto alla fiducia. In tale contesto, privilegiamo azioni di settori difensivi, ad alto dividendo e che non abbiano bisogno di significativi incrementi nei multipli per generare buone performance.
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