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Investimenti, il lusso si normalizza (+9%)

6/17/2024 | Daniele Riosa

Il comparto ha raccolto complessivamente 1.500 miliardi, secondo l’Osservatorio Altagamma 2023. Focus su arte, moda e calzature, dai report Mediobanca e Intesa Sanpaolo


Il settore del lusso, secondo le stime degli analisti, sta vivendo una fase di normalizzazione dopo una crescita impetuosi dal post Covid ad oggi. 

Come si legge nel ventiduesimo Osservatorio Altagamma, il mercato globale del lusso ha registrato negli ultimi mesi una crescita annuale del 9%: ha raggiunto la quota di 1.500 miliardi di euro come valore complessivo del comparto; un nuovo record a tre anni dalla crisi legata alla pandemia. 

La spesa dei consumatori per le esperienze, in particolare, è tornata ai massimi storici, trainata da una ripresa delle interazioni sociali e dei viaggi.  

Anche il mercato dei beni di lusso personali è cresciuto nel 2023, con un giro d’affari stimato in circa 362 miliardi (+4% di incremento tendenziale). 

Restano le incertezze sull’ultimo trimestre dello scorso anno considerate le variabili relative alla fiducia - al momento fragile - dei consumatori, alle tensioni macroeconomiche in Cina, al conflitto tra Israele e Gaza, agli scarsi segnali di ripresa negli Stati Uniti e, per l’Europa, a un aumento dei tassi di interesse e ad un’inflazione ancora elevata (sebbene in progressiva normalizzazione). Stessi elementi di incertezza che plasmeranno lo scenario a fine 2024, che l’Altagamma Consensus stima in una crescita delle marginalità delle imprese di circa +4%.

 

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Quanti metri quadrati di un immobile di pregio a Londra si potrebbero acquistare 
col valore dei record raggiunti nel 2023 dalla vendita di oggetti da collezione

 

Gli esperti di Pictet AM del fondo Pictet-Premium Brands, ad esempio, si aspettano che “il 2024 sarà un anno di normalizzazione per il lusso dopo tre anni di crescita eccezionale, con una ripresa per i marchi aspirazionali, in particolare lusso accessibile, sport e bellezza. Guardando ai multipli di mercato, le valutazioni appaiono interessanti. Il P/E del portafoglio si attesta su un premio del 45% rispetto al mercato in generale, in linea con la media storica a 10 anni. A 23,1x gli utili a due anni, il P/E del portafoglio è leggermente superiore alla sua media storica decennale di 21,8x, ma inferiore ai livelli pre-Covid di 25x”. 
I gestori vedono “anche una significativa dispersione dei multipli di valutazione a seconda dei segmenti e delle società. Eventuali episodi di volatilità offriranno l’opportunità di rafforzare le convinzioni più elevate. Questo primo scorcio dell’anno ha evidenziato come i livelli di spesa del segmento Travel & Leisure siano cresciuti in Asia trainati dal Capodanno cinese superando i numeri del 2019. Secondo i dati del Ministero della Cultura e del Turismo, la spesa totale dei turisti domestici ha raggiunto i 633 miliardi di yuan (88 mld di dollari: la stagione delle vacanze è durata otto giorni (dal 10 al 18 febbraio), uno in più rispetto agli anni scorsi, ha beneficiato di una certa domanda repressa ed è stata supportata dalle politiche governative”.

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Andando più nello specifico dei settori, l’Area Studi Mediobanca, nel nuovo report sulla moda, ricorda che “i primi nove mesi del 2023 dei maggiori player mondiali della moda segnavano un incremento del giro d’affari dell’8%, con mercato asiatico (+9%) ed europeo (+8%) allineati, ma Nord America in sofferenza, unica area geografica in calo, dopo essere stata quella più brillante nel 2022. 
Le evidenze per l’intero 2023 hanno confermato un ulteriore anno di crescita (+7% sul 2022), anche se a un ritmo inferiore rispetto a quello precedente, con un incremento più accentuato per i gruppi del lusso con un +9%. Il contesto macroeconomico, i solidi fondamentali del comparto e la stabilizzazione della crescita dopo i brillanti risultati del post-pandemia lasciano presagire un futuro consolidamento del settore con ulteriori investimenti da parte delle multinazionali sulla supply chain e sul rafforzamento del presidio di filiera. 
Per il 2024 si attende un rallentamento della crescita che si fermerebbe al +4%, sostenuta anche dall’aumento dei listini implementati nei mesi scorsi e da un’accelerazione del turismo”.

Nel focus sul settore calzaturiero, uno dei comparti più caratteristici dell’industria del lusso il report di Piazzetta Cuccia, evidenzia come “dopo un biennio di spinta a doppia cifra, i dati preconsuntivi 2023 indicano una crescita moderata del giro d’affari del +2% sul 2022, trainata dal mercato interno, con l’export in ridimensionamento (-2%), in buona parte per il rallentamento degli Stati Uniti; meglio le vendite in Cina, legate però soprattutto alle performance delle multinazionali del lusso, in un mercato non di facile approccio per le aziende con marchio proprio. 
Il lieve incremento del fatturato nel 2023 appare come il risultato della coesistenza di due segmenti della stessa industria con una visione di mercato profondamente differente che conferma come la sfida dell’upgrade qualitativo sia la sola frontiera sulla quale le nostre imprese possono conseguire risultati soddisfacenti nel medio-lungo termine: il segmento delle calzature di alta gamma è atteso in rialzo del +6%, mentre per le referenze mass-market si stima una contrazione del 6%. Per il 2024 è atteso un adeguamento, quantificabile intorno al -1% del giro d’affari, con una campagna di investimenti sostanzialmente allineata a quella dell’anno precedente”.

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Venendo al mercato dell’arte, nella seconda edizione del report “Collezionisti e valore dell’arte in Italia”, promosso da Intesa Sanpaolo Private Banking in collaborazione con la Direzione Arte, Cultura e Beni Storici e la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, si legge che “la pandemia è stata l’elemento che ha imposto una radicale trasformazione al mercato dell’arte, tornato a brillare dopo le difficoltà del 2020”. 

“In particolare il comparto del contemporaneo ha guadagnato significative quote di mercato (23% rispetto al 3% del 2000) e ha registrato il miglior incremento del valore (+400% dal 2000), mettendo a segno un nuovo massimo storico, sia in termini di fatturato che di densità di transazioni: 102.000 opere contemporanee, vendute in 12 mesi attraverso 770 case d’asta in 59 Paesi diversi, hanno generato un totale di 2,7 miliardi di dollari. Con l’aiuto di strategie che offrono un gran numero di opere a prezzi relativamente convenienti, la creazione contemporanea ha resistito a questa crisi meglio di qualsiasi altro settore”. 

“La fotografia e le stampe hanno avuto particolare successo negli scambi online e si è assistito al sensazionale arrivo di opere d’arte completamente smaterializzate - i Non-Fungible Token - che nello stesso periodo di osservazione hanno generato nove risultati a sette cifre, cioè tre volte di più di quanto fatturato dalle opere fotografiche”. 

Sempre nel report di Intesa Sanpaolo, si fa il punto sul collezionismo dopo il Covid. Dallo studio emerge come “nonostante il 2020 abbia lanciato numerose sfide al mercato dell’arte e la pandemia sia stata causa di preoccupazione e distrazione, la crisi abbia innegabilmente accresciuto l’interesse di svariati collezionisti. Difatti il 66% degli intervistati internazionali, soprattutto gli HNWI più facoltosi, high-spenders e millennial, ritiene che il Covid-19 abbia alimentato il loro interesse per il collezionismo fatta eccezione per i più anziani. L’interesse è stato innegabilmente sospinto dall’aumento delle transizioni online”

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