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5/8/2017 | matteo.valli
Perché è un buon momento per guardare al Paese del Sol Levante e quali sono le prospettive per il mercato azionario? Lo svela Jesper Koll, head of WisdomTree in Giappone.
Perché avete deciso di aprire un ufficio a Tokyo?
La scelta di Tokyo piuttosto che Hong Kong o Singapore non è un caso. Crediamo fermamente nell’inversione di rotta dell’economia giapponese e dei suoi servizi finanziari. Durante gli anni ’90 e i primi 2000, il Giappone ha realizzato grandi cambiamenti e ne vediamo l’effetto positivo solo ora, con il Pil nominale, i crediti bancari e i profitti societari che finalmente crescono. Come asset managers ci attendiamo delle opportunità molto significative. I segnali economici sono quindi positivi.
Ma si tratta di un cambiamento temporaneo o è l’inizio di un ciclo virtuoso?
Tutti i mercati attraversano dei cicli, il Giappone non è differente. L’anno scorso c’è stata una caduta nei profitti societari del 15% circa, ma nonostante questo, gli share buyback e i dividendi sono aumentati. Per la prima volta nella storia del Giappone, nonostante un abbassamento degli influssi societari, il payout ratio è cresciuta. Certo, esso rimane ancora a livelli bassi: al momento è al 20% contro il 40% in Europa e il 50% negli USA. Ma c’è molto spazio per risalire. In passato, i manager giapponesi non si curavano dell’investitore, ora sì. Questo crea una base solida su cui sostenere il nuovo processo di crescita.
E per quanto riguarda le valutazioni delle società?
Per tutto il tempo che sono stato in Giappone (29 anni, ndr) ho cercato di giustificare l’altissimo multiplo price/earnings del paese. Negli ultimi venti anni l’azionario scambiava a un multiplo medio di 32. Negli Stati Uniti era di 18. Il mercato giapponese era quindi estremamente costoso e gli investitori dovevano essere portati a credere che il paese si meritasse un premium. Questo non è più il caso: le valutazioni sono tornate a livelli attraenti, registrando quest’anno un multiplo di 15. Per la prima volta in cinquanta anni il Giappone scambia a uno sconto. Ora che la ‘luna di miele’ con Trump è finita, è un ottimo momento per passare dall’equity americana a quella giapponese.
Qual è il settore più promettente?
Quello dei beni di investimento. Il Giappone detiene il primato mondiale nei campi della robotica e dell’automazione. Ci sono due forze in gioco. La prima è la Cina, che se prima dipendeva sulle politiche monetarie, ora ha iniziato un grosso programma di fiscal spending, sta incrementando i tassi di interesse e non svaluta più il renminbi. Per effetto di questa transizione i suoi ordini di questi beni sono cresciuti del 40-50%. La seconda è la paura del protezionismo americano, che spinge le aziende USA a ripensare la posizione delle loro fabbriche. Molte di esse, come Toyota e GM, hanno dichiarato che sposteranno la loro capacità negli Stati Uniti. Le nuove fabbriche saranno ultramoderne e perciò richiederanno attrezzature di ultima generazione. Paradossalmente, questo protezionismo beneficerà il Giappone.
Come integrate queste strategie fondamentali nella vostra offerta?
Al momento il nostro fondo è uno tra i maggiori esposti in Giappone e crediamo si presti ad essere mantenuto come investimento a lungo termine. Per questo orizzonte temporale, il flusso di dividendi è il fattore più importante. Un’azione può salire o scendere, ma i dividendi saranno pagati a prescindere da questi movimenti. Il prodotto di WisdomTree è caratterizzato dal un approccio dividend-weighted e che propende verso le società esportatrici, perciò cattura molto bene i fondamentali menzionati prima.
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