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3/16/2017
La sconfitta di Geert Wilders (nella foto) e del PVV, il Partito per la Libertà di estrema destra olandese, prelude alla nascita di un governo di coalizione fra diversi partiti pro-UE. Gli olandesi hanno votato contro il populismo e in favore dell’Europa e di un’economia di mercato sostenibile. Questo potrebbe segnare un punto di svolta rispetto alla crescente ondata che ha visto susseguirsi la Brexit, l’elezione di Trump e il “no” al referendum italiano. Con le elezioni federali tedesche ridotte a un testa a testa tra il partito pro-Europa di Angela Merkel e il partito ancora più europeista di Martin Schulz, con il partito populista di destra AfD che continua a perdere terreno, aumentano le speranze che il progetto europeo abbia scongiurato anche quest’ultima minaccia esistenziale.
Le elezioni in Olanda sono state in realtà la terza buona notizia degli ultimi mesi per l’establishment europeo: a dicembre, la Svizzera si è ritirata dalle discussioni con la Commissione Europea in tema di mobilità del lavoro e il candidato di estrema destra alle elezioni austriache non è riuscito a vincere. L’attenzione degli investitori adesso è tutta rivolta alla Francia: se Marine Le Pen non dovesse vincere le elezioni presidenziali, in molti saranno in grado di affermare con un certo grado di fiducia che la sequenza di shock politici è stata interrotta. Eppure c'è chi invita alla cautela: stando all'ultimo Eurobarometro della Commissione europea, che monitora i cambiamenti in atto nell'opinione pubblica degli Stati membri dell'UE, i Paesi Bassi non sono i più euroscettici. Anche prché gli olandesi sono meno critici verso Bruxelles di francesi, italiani e inglesi, ma più di tedeschi e spagnoli.
"Dopo la vittoria del VVD, ci aspettiamo un governo sostanzialmente analogo a quello attuale, con il possibile ingresso di nuovi membri. La nuova compagine sembra unita sull'istruzione e sull'europeismo. Vi sono naturalmente profonde differenze fra un partito e l'altro e sono quindi prevedibili lunghe negoziazioni su composizione e obiettivi della coalizione. Ciò non dovrebbe però impedire la nascita di un governo pro-UE, forse ancora più forte. I Paesi Bassi, quindi, non stanno per uscire dall'Ue” si legge in una nota di AllianzGI.
"Il fatto che abbia conquistato 20 seggi in questa tornata elettorale e il suo successo, può essere letto come un barometro per il crescente sentimento e supporto dell’elettorato europeo per i politici di estrema destra e anti-establishment. In molti vedono il suo successo come una potenziale forza che potrebbe galvanizzare Marine Le Pen nella sua corsa per le presidenziali in Francia. L’ultima sconfitta potrebbe dimostrare tuttavia che il supporto per i movimenti di estrema destra in Europa potrebbe essere in calo. E i mercati potrebbero leggere questo come un duro colpo per la campagna di Le Pen e potremmo anche vedere un restringimento degli spread dei titoli di Stato francesi e tedeschi fino al primo turno delle elezioni presidenziali francesi il 24 aprile” spiega David Zahn, head of European fixed income di Franklin Templeton Fixed Income Group.
Quanto al mercato olandese, non ha perso l'ottimismo nelle ultime settimane, probabilmente perché sostenuto da buoni fondamentali creditizi che hanno aiutato il Paese a difendere la tripla A. A livello globale, i mercati azionari dovrebbero ora concentrarsi sulle consultazioni elettorali in Francia, Germania e forse anche in Italia, alla ricerca di eventuali cambiamenti d'umore. Importante sarà anche la risoluzione del problema del debito greco e delle criticità legate ai saldi del sistema della BCE Target 2. "Entrambe le questioni avranno ripercussioni politiche sui Paesi Bassi, la cui banca centrale ha concesso ingenti prestiti ai Paesi periferici. Nel complesso, l'Olanda avrà un ruolo centrale nel dibattito sul futuro europeo, ancora incerto fra la mera sopravvivenza, una coalizione dei volenterosi e la nascita di un super-stato europeo" proseguono gli esperti di AllianzGI.
Quindi cosa succederà? Dal punto di vista del mercato, molti investitori osserveranno nervosamente il primo turno delle elezioni francesi in aprile, sperando che si concludano con un esito positivo per gli investitori, ossia la sconfitta del populismo. "È probabile che i titoli di Stato europei e gli asset rischiosi siano un po’ agitati nel corso del prossimo mese. Anche le valute potrebbero risentire della volatilità, almeno nel breve termine" sottolineano Jon Jonsson ed Andrew Wilmont, rispettivamente senior portfolio manager global fixed income strategies e senior portfolio manager European high yield strategies di Neuberger Berman.
"Più in generale, negli ultimi mesi l’Europa ha goduto di una fragile ripresa - proseguono - ma è molto sensibile agli shock. Con tassi di interesse bassi, una divisa sottovalutata ed un graduale rialzo della fiducia dei consumatori e delle imprese ci sono tutti gli ingredienti giusti perché la crescita continui. Tuttavia, le elezioni olandesi, francesi e tedesche pongono il rischio che un’oscillazione negativa nel sentiment porti la ripresa fuori dai giusti binari".
"Le obbligazioni dei Paesi della periferia europea hanno reagito bene questa mattina. Anche i listini azionari a livello europeo hanno reagito positivamente, soprattutto a seguito della decisione della FED di ieri sera seppure in misura minore rispetto al listino americano" aggiungono in una nota Steven Bell e Michiel de Bruin, rispettivamente capo economista e head of global rates di BMO Global Asset Management. “Sebbene si sia riusciti ad evitare un risultato che avrebbe potenzialmente mosso il mercato, ci sono stati pochi segnali di perturbazione per le attività finanziarie olandesi prima del voto, il che suggerisce che qualsiasi rally a supporto sarà altrettanto modesto” ammette Michael Metcalfe, responsabile della strategia macro di State Street Global Markets.
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