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11/3/2016
Donald Trump sembra aver rialzato la testa e la sfida per le presidenziali americane non appare più così scontata. Anche se continuano a prevalere le voci a favore di una vittoria di Hillary Clinton uno scenario con il miliardario Trump vincitore non è ancora del tutto escluso. E anche se Wall Street sembra, sulla carta, preferire una presidenza al femminile, a influenzare le previsioni sul futuro dei mercati non è solo l'esito delle presidenziali ma anche la composizione del nuovo Congresso: "l'impatto economico delle lezioni dipenderà sostanzialmente da quale partito ne avrà il controllo" scrivono in recente report Didier Borowsky e Philippe Ithurbide, rispettivamente head of macroeconomics e global head of research strategy and analysis di Amundi AM. "Attualmente, i Repubblicani controllano la Camera dei Rappresentanti (246 seggi su 435) e il Senato (54 seggi su 100). L'8 novembre, si terranno le elezioni per tutti i seggi della Camera e 34 seggi al Senato, ed i Democratici potrebbero riprendere il controllo del Senato (dei 34 posti da assegnare, 24 sono attualmente detenuti da repubblicani)" spiegano i due esperti che nel guardare oltre l'8 novembre individuano tre scenari probabili.
Il primo vede Hillary Clinton eletta presidente ma con una Camera dei Rappresentanti sotto il controllo dei Repubblicani e un Senato che, invece, potrebbe ritornare in mano ai democratici. In questo caso si aprirebbe "la possibilità di un compromesso bipartisan al Congresso (ad esempio sulla spesa per le infrastrutture), permettendo alla Clinton di portare avanti parte o l'intero programma di stimolo" scrivono i due esperti di Amundi AM. "In quel caso, sarebbe ragionevole aspettarsi che la politica fiscale supporti l’attività economica (di circa lo 0,5% del PIL, o qualcosa di più) entro il 2018. Per quanto concerne le altre componenti, come il Sistema previdenziale e l’aumento delle tasse, i compromessi sarebbero molto più difficili, in un contesto in cui il partito repubblicano, dopo “l’episodio Trump”, cadrebbe in una crisi di identità con una forte conflittualità interna. Questo è lo scenario che privilegiamo".
La seconda ipotesi, statisticamente più rilevante secondo Amundi AM, vede Donald Trump eletto ma è costretto a rivedere le sue posizioni. "Questo è lo scenario più realistico se Donald Trump venisse eletto" spiegano dalla società francese. "Tuttavia, è più difficile da valutare, perché il suo impatto dipenderebbe dalle modifiche che il Congresso apporterebbe alle proposte di Trump. Infatti, la stragrande maggioranza dei repubblicani si oppone a finanziare tagli fiscali con il debito e preferisce tagliare la spesa. Le modifiche apportate a settembre 2016 riducono i costi, ma non cambiano la natura del problema. Molto probabilmente, solo quelle politiche che promuovono la crescita interna, tagliando le imposte e aumentando la spesa in infrastrutture, verrebbero in realtà attuate. Dato il loro impatto sul deficit, saranno ridotte all'essenziale o a ciò che il Congresso ritiene essenziale".
Ma lo scenario peggiore, secondo Amundi AM, vede Donald Trump vincitore e in grado di mettere in pratica tutte le proposte annunciate durante la campagna elettorale. E dal momento che tali misure non sono finanziate, il debito pubblico salirebbe. "Questo scenario, che prevede un’implementazione totale delle proposte di Donald Trump, è improbabile a causa della mancanza di sostegno da parte del Congresso, inclusa quella del suo stesso partito. Ciò nonostante, vale la pena presentare brevemente questo scenario che, se Trump dovesse vincere, rappresenterebbe un vero e proprio "shock di incertezza" e occuperebbe le prime pagine di molti media".
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