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4/14/2015
La verità è che il rapporto fra il debito e il PIL non è stato un buon indicatore della probabilità di default né della direzione dei rendimenti, nelle economie sviluppate (ad esempio, negli Stati Uniti i rendimenti sono crollati mentre il debito/PIL è aumentato). I default sovrani si concentrano per la maggior parte nei mercati emergenti, dove la capacità di stampare moneta per rimborsare il debito è stata limitata, a causa del fatto che il Paese ha emesso obbligazioni con cedole in valuta estera e/o perché la valuta è stata ancorata.
Per contro, dato che una quota ampiamente maggioritaria del debito giapponese è emessa in yen, in teoria il Giappone può continuare a servire il debito all’infinito: basta “stampare” altri yen per effettuare qualsiasi pagamento.
Per i governi dotati di questa capacità, il default diventa più una questione di volontà di pagare che non di possibilità di farlo: il Paese è disposto a tollerare i costi associati alla “stampa di altra moneta” per rimborsare i debiti? Questi costi in genere sono l’inflazione e la svalutazione della valuta nazionale. E per il Giappone oggi questi costi non si fanno sentire neanche lontanamente.
Anzi, il Giappone è tuttora in una situazione in cui fa di tutto per creare inflazione e ottiene vantaggi quando la valuta si indebolisce. Per questo il mercato al momento ha fiducia nella capacità del governo di adempiere i suoi obblighi, anche se questa fiducia fa arrabbiare alcuni settori dell’industria degli investimenti.
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