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Iggo (AXA IM): "Obbligazionario, quanti falsi allarmi"

8/26/2014

Gli spread sull’high yield sono tornati praticamente sui livelli di prima di agosto e i titoli high yield hanno ripreso ad attirare capitali. E' l'analisi di Chris Iggo, cio fixed income di AXA IM


Gli spread sull’high yield sono tornati praticamente sui livelli di prima di agosto e i titoli high yield hanno ripreso ad attirare capitali, ricordandoci che la caccia al rendimento è più vivace che mai. E' l'analisi di Chris Iggo (nella foto), cio global fixed income di AXA IM, nel consueto appuntamento con il suo blog.

 

La fase di avversione al rischio di inizio agosto non è stata una sorpresa per noi che da tempo sostenevamo che le valutazioni del segmento high yield e del mercato azionario fossero su livelli estremi. Questa fase non è durata molto e gli spread dell’high yield sono tornati sui livelli di maggio, assai inferiori ai valori che avevano raggiunto dopo l’annuncio del tapering lo scorso anno, quando l’indice ITRAX crossover era pari al doppio di oggi. La correzione dei credit spread non è stata abbastanza ampia da farmi sobbalzare e saltare sull’opportunità di acquisto offerta dagli High Yield. Le obbligazioni sono ancora costose nella maggior parte dei settori e potrebbero verificarsi correzioni più significative in futuro, soprattutto se si intensificheranno i segnali per cui le banche centrali stanno per chiudere l’era dei tassi di interesse pari a zero.

 

Nonostante l’aumento di volatilità nel corso dell’estate, il rendimento complessivo dei mercati obbligazionari nel 2014 resta finora robusto. Ancora una volta, le voci della fine della fase rialzista del mercato obbligazionario erano quantomeno premature. Non è garantito che i rendimenti saliranno seguendo una traiettoria lineare. I fattori geopolitici che hanno gravato sul sentiment degli investitori nelle ultime settimane non hanno ancora esaurito il loro corso. Russia e Ucraina sono lontane da una risoluzione delle loro dispute territoriali e gli Stati Uniti sono stati trascinati ancora una volta a intervenire militarmente in una regione molto instabile. Un deterioramento della sicurezza globale potrebbe influire ancora sul sentiment degli investitori, e il miglioramento degli investimenti globali e degli scambi commerciali da tempo atteso potrebbe essere rinviato ulteriormente.

 

Certamente serve prudenza nel mercato obbligazionario, sia in presenza di un maggiore ottimismo sull’economia che preannuncerebbe un rialzo dei rendimenti, sia nel caso di una serie di eventi di rischio che farebbero ampliare strutturalmente gli spread di credito. È sorprendente che a riportare un andamento molto brillante sul mercato siano state le obbligazioni indicizzate all’inflazione. Ci sorprende perché l’inflazione effettiva continua ad essere molto bassa, solo 1,6% nel Regno Unito a luglio e 2,0% negli Stati Uniti. Eppure i linker hanno prodotto un rendimento complessivo del 6,5% negli Stati Uniti e dell’8,8% nel Regno Unito. La domanda di titoli indicizzati all’inflazione resta sempre molto solida da parte dei fondi pensione britannici e di altri investitori istituzionali, ma anche altre tipologie di investitori stanno acquistando questi titoli, beneficiando del calo dei rendimenti reali quest’anno, ma anche per la possibilità di acquistare una protezione contro l’inflazione relativamente conveniente quando il sentiment fa i conti con un aumento del rischio deflazionistico.

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