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7/2/2014 | Massimo Morici
Dopo i Mondiali potrebbe essere più impegnativo essere brasiliani: ci saranno decisioni importanti da prendere, se il Paese vuole prosperare nei prossimi anni. L’agenda è ricca, in un contesto di disagio sociale, di continua crescita debole del Pil e di una perdurante inflazione. A delineare un quadro macro – economico e politico meno “allegro” di quanto ci si aspetterebbe del Brasile sono, in un recente commento, Claudio Borrelli e Louhichi Khaled, rispettivamente head of equity research e senior analyst emerging markets di Union Bancaire Privée – UBP.
“La crescita del Pil – spiegano - è stata debole dal 2011 e dall’inizio dell’anno le aspettative per il 2014 sono state costantemente riviste al ribasso, dal 2,3% su base annua all’1,8% di oggi. La perdurante inflazione, al limite massimo rispetto al target della banca centrale (6,4%) e la paura di un’accelerazione del tapering da parte della Federal Reserve non rendono la vita facile. Questo ha spinto la Banca Centrale brasiliana ad aumentare drasticamente il SELIC rate dal 7,5% nel 2013 all’attuale 11%. Guardando ai lati positivi, la disoccupazione è ai minimi storici".
Sul fronte politico, il 5 ottobre (o il 26, in caso di un secondo turno) i brasiliani dovranno eleggere il proprio presidente, il Congresso Nazionale, i governatori di Stato e le legislature statali. Le principali critiche che i due esperti di UBP avanzano all’attuale Governo riguardano i massicci programmi di spesa pubblica, le importanti sovvenzioni al settore dell'energia e l'ingerenza dello Stato in Petrobras, Electrobras e Vale.
"Attualmente – sottolineano - il presidente Rousseff conduce i sondaggi con il 38% di consensi e secondo i due gestori la questione principale è capire in che modo attuerà le riforme necessarie per stimolare la crescita e migliorare gli standard di vita. Riteniamo che in un’economia caratterizzata da una bassa disoccupazione, l’unico modo per favorire la crescita è quello di migliorare la produttività attraverso obiettivi secondari di offerta: investire nelle risorse umane; affrontare il tema della produttività del lavoro e del capitale, della mobilità del lavoro, della ricerca e sviluppo; promuovere la concorrenza; incoraggiare le start-up e le espansioni aziendali. Ci sono due possibili risultati: o viene mantenuto l’attuale status quo oppure ci sarà un trade-off tra i programmi sociali e le riforme dal lato dell'offerta”. Per i due gestori, se verrà presentato e avviato un programma di riforme, gli effetti positivi da esso derivanti potrebbero essere già visibili nel 2016.
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