La fase di forte espansione guidata da Cina e Stati Uniti, terminata dopo la crisi finanziaria globale con una normalizzazione dei tassi di crescita, ha fatto contrarre sensibilmente i guadagni delle aziende asiatiche esportatrici e delle imprese pubbliche. Con gli indici azionari asiatici dominati da questo tipo di aziende, non c’è da sorprendersi che la redditività sia andata persa e con essa il premio di valutazione regionale a favore delle azioni globali. Tuttavia, nonostante questi fondamentali apparentemente molto fragili, il futuro riserva molte opportunità con i titoli asiatici, man mano che le storie di riforme strutturali mostrano il loro potenziale.

 

Una di queste storie è rappresentata dalle Filippine, dove l’urbanizzazione e l’ottima crescita dei consumi rimangono solide. "Il ciclo creditizio è destinato a sostenere ulteriormente queste tendenze, con le banche che mantengono il loro ruolo catalitico nella spesa; in altre nazioni del Sud-est asiatico si attende invece una recessione di prestiti e crescita. Investiamo in aziende che, secondo le nostre stime, dovrebbero beneficiare al meglio di interessanti prospettive di business. In tal senso sono degne di nota Alliance Global con le sue numerose divisioni per giochi, cibi e bevande focalizzate sui consumatori e Vista Land, azienda per lo sviluppo immobiliare" spiegano Jian Shi Cortesi e Vincent Lagger, gestori del JB Asia Focus Fund di Swiss & Global Asset Management.

 

Un altro paese nel quale i due gestori vedono un grande potenziale è l’India. La schiacciante vittoria nelle elezioni di maggio di Narendra Modi, leader del Bharatiya Janata Party (BJP), è stata accolta favorevolmente sia dalla comunità internazionale sia dal mercato azionario. La maggioranza parlamentare e la storia di Modi come leader dello stato del Gujarat ispirano grande ottimismo, nonostante il compito oneroso che la sua amministrazione deve affrontare. Eccessiva burocrazia, scarso coordinamento politico e spreco dei sussidi, infatti, hanno rovinato dal 2010 il ciclo d’investimenti in India: la crescita dei progetti d’investimento in atto è scesa di anno in anno dal 54% nel 2007 ad appena il 3,5% all’inizio del 2014. Tuttavia, nel frattempo le aziende indiane hanno corretto i loro bilanci e ora sono pronte a riprendere i loro piani sulla spesa di capitale.

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"La vittoria di Modi - sottolineano i gestori - potrebbe aver rappresentato la rimozione definitiva delle incertezze, con un conseguente ritorno di fiducia tra le imprese e gli investitori. A differenza della Cina, per l’India il rischio di spesa eccessiva dovuto allo scarso livello delle sue infrastrutture è molto basso. Pertanto, il potenziale di crescita che verrà sviluppato nei prossimi cinque anni fornirà interessanti prospettive d’investimento per beni strumentali, produzione di energia e settori finanziari. Bank of Baroda, Shriram Transport, società finanziaria nel campo dei trasporti, e Sintex, azienda costruttrice di infrastrutture sociali, dovrebbero beneficiare di un ambiente di questo tipo".

 

I due gestori, inoltre, accanto a una potenziale ripresa del commercio mondiale, che dovrebbe avvantaggiare soprattutto gli esportatori, ritengono che settori quali tempo libero, consumi nelle aree rurali, creazione di energia e merci high-tech dovrebbero continuare ad avere successo. "Anche le riforme del governo indiano riporteranno il paese a livelli di crescita elevati" concludono i due gestori.