GAM: ecco perché gli emergenti sono ora più attraenti
6/18/2014 | Massimo Morici
La crescita della domanda nei paesi sviluppati potrebbe spingere le esportazioni, supportando la stabilità o un leggero apprezzamento delle valute
Nei mercati emergenti crescita delle esportazioni e andamento delle valute vanno di pari passo. Negli ultimi tre anni, perlomeno, è andata così: l’aumento delle esportazioni nei mercati emergenti è stata molto debole e, di conseguenza, le valute di questi Paesi si sono deprezzate. Ma questo scenario è sul punto di cambiare. “I mercati sviluppati stanno aumentando la domanda e le loro importazioni hanno cominciato a crescere: ci aspettiamo così che l’incremento delle esportazioni dei mercati emergenti abbia un rimbalzo nei mesi a venire. Questo scenario sarebbe coerente con valute emergenti stabili” sostiene Michael Biggs, investment manager nel team GAM Star Emerging Market Rates di GAM.
La crescita della domanda nella zona euro, infatti, è stata negativa fino a pochi trimestri fa, ma è risalita dal -2,4% di fine 2012 (dato anno-su-anno) al +0,8% di inizio 2014. Il recupero della domanda statunitense ha attraversato una fase di stagnazione nel primo trimestre 2014 a causa dei tassi sui mutui più alti, del maltempo e della riduzione nell’accumulo di scorte, ma il team di GAM si attende un innalzamento della domanda nel secondo trimestre. E, data la crescita della domanda, prevede che seguirà un incremento delle importazioni dei Paesi con economie sviluppate. Del resto il rimbalzo è già evidente nei dati: nei mesi passati, la crescita delle importazioni delle economie più avanzate ha raggiunto il suo livello più alto dal 2011.
Si presenta così un interessante paradosso. La correlazione tra le importazioni dei Paesi sviluppati e le esportazioni degli emergenti è sempre stata estremamente stretta; negli ultimi mesi, però, le importazioni delle economie più avanzate sono aumentate, mentre le esportazioni degli emergenti sono rimaste ferme. “Un’opinione sempre più diffusa sui mercati - prosegue Biggs - è che questo collegamento si sia rotto, con i Paesi sviluppati che hanno aumentato gli scambi tra loro, comprando meno dagli emergenti. Noi crediamo però che esistano poche prove a supporto di questa tesi e che l’interruzione di questo rapporto sia probabilmente dovuta a fattori di tempistica, eventi una tantum o problemi di dati, alcuni dei quali forse legati alla Cina. Secondo noi, nei prossimi mesi il legame dovrebbe ristabilirsi, con la crescita delle esportazioni degli emergenti che dovrebbe risalire, riducendo il gap”.
Con la crescita della domanda domestica dei Paesi sviluppati al 2,5% e un aumento delle importazioni probabilmente stabile intorno al 5%, le esportazioni degli emergenti dovrebbero espandersi di circa il 10%. “Tale crescita - conclude il gestore - dovrebbe supportare la stabilità o un leggero apprezzamento delle valute. E, valute stabili rendono molto più attraente il rendimento disponibile nell’universo dei mercati emergenti. Inoltre, la dispersione dei ritorni tra i singoli Paesi sta crescendo, presentando maggiori opportunità per i gestori attivi, investimenti short inclusi. Così il contesto globale relativo alle diverse asset class e all’outlook per i nostri fondi è sensibilmente migliorato”.
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