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Il 2013 sarà l'anno della chiarezza (e degli emergenti)

1/2/2013 | Massimo Morici

William De Vijlder, cio di BNP Paribas Investment Partners: "Fiscal drag e le incertezze sulla sostenibilità delle politiche fiscali continueranno a pesare nel corso dell'anno"


Se il 2012, da poco concluso, è stato l’anno dell’incertezza, il 2013 appena iniziato sarà invece l’anno della chiarezza: gli investitori avranno un quadro più nitido degli effetti e dell’efficacia degli interventi varati da governi e banche centrali negli scorsi mesi, anche se in un contesto caratterizzato da una crescita economica inferiore alla media a livello mondiale, la tempistica degli interventi sul mercato avrà di nuovo un'importanza cruciale. Questo lo scenario che ci aspetta nei prossimi mesi insomma secondo l’ultimo outlook di BNP Paribas Investment Partners.

"Il fiscal drag e le incertezze sulla sostenibilità delle politiche fiscali continueranno a pesare nel corso del 2013 sulla crescita economica che, anche se migliore del 2012, non subirà un’accelerazione significativa. L’inflazione dovrebbe rimanere bassa a causa del perdurare di elevati tassi di disoccupazione nelle principali aree sviluppate" spiega William De Vijlder (nella foto) global cio strategy & partners di BNP Paribas Investment Partners.

“Con le politiche monetarie al massimo della loro espansività – prosegue - i tassi potrebbero rimanere ai loro livelli attuali in Europa come negli Stati Uniti ancora a lungo, grazie anche al prolungamento dei programmi di allentamento monetario (QEIII e OMT). Negli emergenti la crescita dovrebbe rimanere più elevata ed il ciclo di allentamento della politica monetaria potrebbe subire un’inversione già a partire dalla fine del 2013”.

In questa cornice, l’asset manager della prima banca privata francese non è particolarmente attratto dagli attivi rischiosi per il 2013. “Le valutazioni - fino a poco tempo fa interessanti - sono tornate, a fine 2012, ad essere neutrali, le stime di crescita degli utili degli analisti per il 2013 ed il 2014 (più del 10%) sembrerebbero piuttosto ottimistiche. La nostra preferenza sull’intero anno va al mercato azionario americano e a quello emergente”  sottolinea De Vijlder. 

Sul fronte del reddito fisso, i rendimenti delle obbligazioni invece continueranno a rimanere bassi ma ciò non significa che offriranno un investimento risk-free. “Da un lato, non solo la Grecia potrebbe aver bisogno di una nuova ristrutturazione ma non è ancora chiaro se i programmi di austerity e le riforme annunciate saranno abbastanza convincenti per continuare ad attrarre gli investitori. D’altra parte le obbligazioni tedesche, americane e giapponesi caratterizzate da valutazioni estremamente elevate sono particolarmente sensibili alle variazioni, seppur minime, dei tassi” aggiunge.

Il quadro economico attuale di bassa crescita e bassa inflazione, insomma, continuerà a deprimere i rendimenti dei paesi core, così come il nuovo quadro regolamentare del settore finanziario. Nello spazio del tasso fisso, quindi, per l’asset manager francese è meglio puntare sulle obbligazioni emergenti e nel credito corporate, entrambi sostenuti da fondamentali migliori e da rendimenti più elevati.

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