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Consulenti (ex-promotori), nel 2013 è caccia aperta al rendimento

12/12/2012 | Massimo Morici

Per Neil Dwane, chief investment officer Europa di Allianz Global Investors,i mercati del Sud Europa e la Cina risultano i più attraenti il prossimo anno


Mantenete la rotta: le sfide per i mercati azionari nel 2013 saranno le stesse che ci hanno guidato nella seconda metà di quest’anno. Eccole: la crescita demografica e l'urbanizzazione nei mercati emergenti, la scarsità di risorse naturali sempre più evidenti; i margini aziendali a livelli record; le politiche monetarie e fiscali (-25% di attività finanziarie monetizzate) e il crollo della fiducia nella politica, anche negli USA post presidenziali, che hanno prodotto una spaccatura tra Congresso e Senato. Non cambia idea, insomma, rispetto all'outlook dello scorso maggio Neil Dwane (nella foto), chief investment officer Europa di Allianz Global Investors, che ha presentato a Milano la sua view per i mercati azionari nel 2013. Un anno ancora segnato dalla volatilità che si manterrà su livelli elevati.

Tra i fattori di rischio anche per il prossimo anno, infatti, figura il debito dei paesi più sviluppati, a partire da quello USA che è “ormai fuori controllo”, spiega Dwane, con una spesa di oltre 1.000 miliardi l'anno e un rapporto debito /Pil previsto al 100% nel 2013, anche se la mancanza di austerità è stata di aiuto all'economia. Poi, ovviamente, c'è la crisi dell'Eurozona, sui cui pesano ancora la recessione, l'aumento delle spese pubbliche per sostenere il welfare e la sanità, ma anche per salvare le banche (Spagna), l'allargamento dello spread, la fuga di capitali verso i paradisi fiscali e il deleveraging bancario. Il tutto nel mezzo dell’incertezza politica, tra le elezioni previste in Italia a inizio anno e quelle in Germania in autunno.

Una soluzione per l’area euro, secondo Dwane, potrebbe essere quella di ridurre l'effetto contagio del rischio sovrano verso le banche (incoraggiate dai rispettivi governi a gonfiarsi di titoli di Stato) e i differenziali tra i titoli governativi, alleggerendo l'austerità fiscale. Del resto lo dimostra anche un recente studio su 30 piccoli e medi imprenditori italiani, che giudicano negativamente le ultime iniziative del governo tecnico contro l'evasione fiscale e la corruzione. Per Dwane, che considera l'alto livello della ricchezza privata degli italiani, l’unica via per abbassare il debito italiano senza aumentare le tasse sarebbe quella di far emergere una buona fetta dell'economia sommersa, che pesa per circa il 20% del Pil. "Per ridare lustro al mercato azionario italiano invece servirà il giusto equilibrio fra misure coercitive e interventi a favore della crescita" aggiunge.

Ma come saranno il 2013 e gli anni a venire? Dwane, a proposito, traccia un paragone con il periodo della repressione fiscale negli Stati Uniti d'America, durato dal dopo guerra fino a metà anni '70, quando il differenziale tra i rendimenti obbligazionari e il Pil viaggiava ampiamente in territorio negativo e i divedendi fornivano un contributo significativo alla crescita dell’indice S&P 500.

Già, i dividendi: quali aree offrono ad oggi valori più interessanti? Dwane non ha dubbi: dati alla mano, le politiche delle società europee sono risultate le più favorevoli quest’anno, seguite dall’Asia ex Giappone, il Giappone e dagli USA. Per i mesi a venire, chi va a caccia di rendimento invece dovrebbe puntare su società con business azionari che si basano sulla forza dei prodotti, su bilanci e qualità del management. Per quanto riguarda le valutazioni dei marcati azionari, infine, quelli del Sud Europa e della Cina risultano più attraenti, mentre i mercati emergenti non sono più a premio rispetto agli indici dei mercati globali e quello americano continua ad essere caro.

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