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11/16/2024 | Art-Noc*
Ad inizio settembre Mario Draghi ha presentato ufficialmente il proprio rapporto sul futuro della competitività europea; i temi strategici toccati sono stati numerosi, soprattutto energia, TLC e servizi finanziari.
La mia maggior attenzione è ricaduta naturalmente sull’ultima tematica e soprattutto sulle immediate reazioni di fastidio che alcuni stati membri hanno prontamente mostrato.
Ma partiamo da che cosa ha detto Supermario: “In quanto pilastro fondamentale della UMC (Unione dei Mercati dei Capitali), l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) dovrebbe passare dall’essere un organismo che coordina le autorità di regolamentazione nazionali a un’unica autorità di regolamentazione comune per tutti i mercati mobiliari dell’UE, simile alla Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense. Un passo essenziale in tal senso è modificare la governance e i processi decisionali dell’ESMA secondo linee analoghe a quelle del Consiglio direttivo della BCE, distaccandoli il più possibile dagli interessi nazionali degli Stati membri dell’UE”
Ed è in particolare l’ultima frase ad avere surriscaldato gli animi. Chi si è lamentato? Lussemburgo ed Irlanda, le due nazioni dove è domiciliata la stragrande maggioranza dei fondi “crossborder”. Per chi, come me, da oltre 25 anni si occupa di finanza internazionale queste reazioni non sono una sorpresa.
Lussemburgo ed Irlanda hanno costruito le proprie fortune nel settore dei servizi finanziari sia creando dei contesti fiscalmente attrattivi, sia mantenendo un atteggiamento permissivo nell’applicazione nazionale delle direttive europee.
La tematica fiscale è di così ampio respiro che non riguarda ovviamente solo il mondo dei servizi finanziari (ma il caso Google che deve restituire 2,4 miliardi all’Irlanda - che da un certo punto di vista non li voleva - mi fa sorridere, anche perché per quel paese è una cifra enorme), ma l’applicazione “lasca e permissiva” delle normative, anche nel campo del risparmio gestito, è di grande rilievo.
Non è un mistero per gli addetti ai lavori che lanciare un fondo in Irlanda permette molte più libertà, (alcuni limiti regolamentari vengono interpretati ad esempio in senso più permissivo), più che in Lussemburgo e molte più che in Italia ed in altri stati membri. Sto dicendo che può succedere che un medesimo regolamento di un fondo venga approvato in Irlanda ma non in Lussemburgo o in Italia, per essere chiari.
Ma quel medesimo fondo sarà poi distribuito in tutta Europa. Capite la contraddizione?
Ed è proprio qui che Mario Draghi suggerisce di andare ad incidere. Ed è proprio qui che nascono la stizza e la “strizza” di Irlanda e Lussemburgo.
* ART-NOC è lo pseudonimo di un esperto manager italiano che da oltre 25 anni lavora nell'industria finanziaria internazionale e non ha mai smesso di osservarla con curiosità e con un approccio costruttivamente critico. I pareri contenuti negli articoli a firma ART-NOC sono espressione dell’opinione personale e indipendente dell’autore.
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