È la consulenza in materia di investimenti (fatta male) a finire in oltre la metà dei ricorsi presentati dagli investitori all'Arbitro per le controversie finanziarie (Acf), istituito presso la Consob, che ha presentato il 28 marzo la relazione per il 2018. Stando ai dati contenuti nella Relazione, il 56,60% dei ricorsi ammissibili o ricevibili infatti riguardano problematiche riscontrate nei servizi di consulenza in materia di investimenti, in particolare nel corretto, trasparente ed efficiente svolgimento dei servizi (530 ricorsi), nel processo di valutazione di adeguatezza (134) e nelle informazioni e nelle comunicazioni promozionali fornite ai clienti (132). Il 12% dei ricorsi presentati nel 2018, invece, riguarda l'esecuzioni di ordini per conto dei clienti e il 13% i servizi di collocamento. Solo l'1% dei ricorsi è legato all'offerta fuori sede tramite consulenti finanziari autorizzati.

Quanto agli intermediari, i maggiori ricorsi provengono dai clienti delle banche: la Popolare di Bari 174, Banca Apulia 173, Intesa Sanpaolo (in cui sono confluite Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca) 163, UBI (che ha acquistato Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti) 138, Mps 99, Banco Bpm 58 , Bper 49, UniCredit 48. Numeri decisamente più contenuti, invece, si riscontrano nelle banche, SIM e SGR che operano tramite un network di consulenti finanziari: Fineco (44 ricorsi), IW Bank (16), CheBanca! (12), Sofia SGR (12), Hypo Alpe Adria Bank (10), Fideuram (8), Allianz Bank FA (7), Banca Intermobiliare (7), Banca Mediolanum (6), Azimut (4), Sanpaolo Invest (4) e Alpenbank (3).

L'Acf nella relazione ricorda che nel primo bimestre del 2019 i ricorsi presentati sono stati 351, mentre nel 2018 sono pervenuti 1.824 ricorsi. È un dato, quello dello scorso anno, sostanzialmente in linea con quello registratosi nel 2017 (1.839), anno fortemente condizionato (circa il 40% del totale) dai ricorsi che numerosi azionisti di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca tra maggio-luglio 2017, a seguito degli eventi che in quel periodo interessarono le due banche venete. "Ove non si tenga conto di tale componente straordinaria, non replicatasi nel 2018, può dirsi che nell’anno appena conclusosi vi sia stato un incremento del numero dei ricorsi pervenuti, apprezzabile nell’ordine di quasi il 60%" si legge nella Relazione che però segnala "un significativo incremento del flusso, registratosi nei mesi di ottobre e novembre, che è temporalmente coinciso con il ruolo riconosciuto all’Acf dal decreto “mille proroghe” nelle procedure di ristoro dei risparmiatori delle due ex popolari venete in liquidazione e delle quattro banche poste in risoluzione a fine 2015.



Tornando ai dati della Relazione, l'Acf ha accolto 854 ricorsi su 976 (87,5%) da parte di coloro che hanno investito il proprio denaro nelle banche poste in risoluzione a fine 2015 (Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti) e in liquidazione coatta amministrativa nel giugno 2017 (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca). L'Acf ha accordato 36,1 milioni di euro di rimborsi su 44,8 milioni richiesti (80,6%). Al 28 febbraio scorso, 542 risparmiatori hanno ottenuto la liquidazione a loro favore di 6,9 milioni nei limiti di quanto previsto dalla legge (30% dell'importo deciso dall'Arbitro, con tetto massimo di 100.000 euro per ciascun ricorrente). In totale ammontano a 4.150 i ricorsi presentati all'Arbitro per le controversie finanziarie nei primi due anni di attività (da gennaio 2017). Su 2.700 conclusi sono stati liquidati 39 milioni.